6.0
- Band: CHURCH OF THE DEAD
- Durata: 00:40:54
- Disponibile dal: 26/05/2023
- Etichetta:
- Redefining Darkness Records
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Provenienti dal paese con il maggior numero di band metal pro capite, i Church Of The Dead sono una formazione nata ormai più di dieci anni fa, che conta all’attivo un self-titled album uscito in piena pandemia, da aggiungere ad una serie di EP rilasciati in precedenza.
Durante gli ultimi dieci anni hanno guadagnato un modesto apprezzamento in patria, e più recentemente hanno preso parte all’edizione dell’anno scorso del Tuska Festival per poi infine, aprire a due date locali del tour europeo dei Suffocation. La band di Helsinki, molto legata all’immaginario dell’occultismo e dell’horror in generale, ritorna quindi sulle scene con una nuovo lavoro in studio intitolato “Beyond Death”, in uscita per Redefining Darkness Records: la proposta dell’album è fortemente influenzata dal death metal e dal black metal a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, a cui vengono aggiunti diversi elementi del crust punk.
“Dawn Of The Wizard” e “Tombdweller” fanno da apripista offrendo un sound bello pieno, ma la proposta strumentale si discosta dai generi sopra citati, accostabile a tratti post-metal per le sezioni rallentate e per immaginario sonoro, lasciando comunque spazio ad un paio di ritmi catchy ed incalzanti e ad un’apertura cavalcante. In “Ashes Of The World ” i Church Of The Dead cambiano sia sonorità che stile, sparando un death scandinavo martellante, con piogge di ‘tupa tupa’ e tremolo picking infuocato, prima di giocare nuovamente a mescolare i generi e concederci un pezzo crust punk. Il tiro trascinante di “Whore Of Eden” vola via con un giusto accostamento di ritmi in d-beat e riff punk, su cui vengono aggiunte delle sottotracce melodiche che ricordano i Fall Of Efrafa.
Arrivati a metà disco non siamo particolarmente sorpresi dell’ennesimo switch di stile, ma gradiamo con piacere la cover di “Chainsaw Gutsfuck” dei Mayhem e ci lasciamo andare agli ultimi brani in pieno stile black metal dei primi anni Novanta. L’anima che porta “Beyond Death” alla sua conclusione è carica di atmosfere dai suoni dissonanti (pure sinfoniche, a tratti), ma l’ossatura dei brani è composta dalle classiche mitragliate di blast e di riff taglienti, tendenti più volte a creare delle aperture melodiche.
Tirando le somme e provando a disegnare un quadro conclusivo, ci sbilanciamo nel dire che “Beyond Death” è un album egregiamente eseguito a livello strumentale ma che presenta delle lacune nel comunicare la propria identità: i brani sono troppo eterogenei tra loro dal lato prettamente stilistico, e si ha l’impressione che siano eseguiti da quattro band diverse anche se formate dagli stessi membri. Probabilmente i Church Of The Dead hanno dato libero sfogo alla propria creatività suonando ciò che ascoltano e ciò che apprezzano di più, ma componendo un disco che fa fatica a mostrare un’identità precisa e coerente.
Viene dunque spontaneo chiedersi quale soluzione stilistica vorranno cavalcare per la scrittura delle future release.