6.5
- Band: CIRCLE II CIRCLE
- Durata: 00:59:15
- Disponibile dal: 29/03/2005
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Arrivano al secondo lavoro in studio i Circle II Circle, band creata da Zak Stevens dopo la sua dipartita dai Savatage. Il debutto “Watching In Silence”, uscito un paio d’anni fa, era sì un buon disco, ma risentiva troppo dell’influenza della band di origine di Zak, essenzialmente per il fatto che i pezzi erano stati scritti con l’ausilio di Jon Oliva e Chriss Caffery. Questa volta Zak ha deciso di affrontare la realizzazione del secondo disco con un piglio completamente diverso, dando libertà compositiva a tutta la sua band, completamente rinnovata per l’occasione. Ed è proprio la voglia di emergere di questi nuovi ragazzi a dare una scossa decisiva al songwriting, fortemente debitore all’alta ispirazione della coppia di chitarristi Andrew Lee e Evan Christopher, autori di una prova molto positiva. “The Middle Of Nowhere” si basa infatti sul lavoro massiccio delle chitarre, riconducendo lo stile dei Circle II Circle al classico U.S. power. E’ chiara quindi l’intenzione di Zak di lasciarsi definitivamente alle spalle l’esperienza Savatage, per cercare di ritagliarsi uno spazio proprio, prendendo le distanze dal suo ingombrante passato e mettendosi al riparo da continui, fastidiosi paragoni. Per non rendere il tutto troppo traumatico, l’inizio dell’album è affidato a “In This Life”, un mid-tempo dal sicuro impatto e dall’evidente influenza Savatage, ma con la seguente “All That Remains” sale in cattedra la coppia di chitarristi, vera linfa vitale del disco, che riesce a dar vita ad un pezzo veramente catchy. Positiva anche la seguente “Open Season”, costruita su un riff roccioso di matrice Metallica, e assolutamente inaspettata “Hollow” che nasce da un riff in stile Van Halen, portandoci così a respirare l’aria del glorioso hard rock degli eightes, con uno Zak davvero bravo a calarsi nella parte. Davvero godibile il metal sostenuto di “Psycho Motor” in cui fanno inaspettatamente la loro comparsa impensabili echi street-rock alla Guns’N’Roses, e molto convincente “Faces In The Dark”, in cui fanno la loro ricomparsa i Metallica (era “Black Album”) e i Savatage più lirici ed imprevedibili. “The Middle of Nowhere” ci consegna una band rinnovata in tutti i sensi, autrice di un lavoro non trascendentale, ma tremendamente onesto, che ha in sé il grande merito di riuscire a regalarci qualche piacevole sorpresa.