5.5
- Band: CIRCLE II CIRCLE
- Durata:
- Disponibile dal: 28/04/2003
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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Apertura banale e scontata: è un piacere immenso sentire nuovamente la voce di Zachary Stevens, frontman dalla classe purissima e protagonista della rinascita dei Savatage all’indomani di “Streets” del 1991. Una partnership, quella con Jon Oliva, in grado di sfornare lavori di assoluto prestigio e baciata da quei fasti commerciali che non arrisero mai alla gloriosa formazione quando l’axeman Chriss Oliva era ancora in vita. Nel lavoro d’esordio dei Circle II Circle è proprio l’alchimia compositiva Stevens-Oliva a fare cilecca per un disco che, se avesse coinvolto maggiormente in sede di scrittura i nuovi (bravissimi) comprimari di Zach, sarebbe risultato indubbiamente più fresco e scoppiettante. Le due tracce d’apertura, “Out Of Reach” e “Sea Of White” fanno ben sperare, baciate da un riffing potente ed ispirato che nel primo brano viaggia in tandem con la sezione ritmica, mentre nel secondo l’unità viene scissa, giocando su tempi rallentati e su un basso pulsante, il tutto molto simile a quanto espresso dagli Engine di Ray Alder sul loro album d’esordio. Qui Zach regala emozioni a non finire, con un refrain da brividi, mostrando la sua anima più oscura. Dalla terza traccia in poi l’album, se non è da buttare, si avvicina molto a meritare di esserlo: entra in scena “The Mountain King”, e con lui altri brani-fotocopia della sua band madre. Prendiamo come esempio “Into The Wind”: un arpeggio ricalcato su quello di “He Carves In Stone” (dall’album “Edge Of Thorns”) unito al solito intermezzo epico di casa Savatage con rullate strette e cantato ribattuto. Arrangiamenti soffocanti, che tengono a freno le buone idee sparse qua e là (“Face To Face” è letteralmente rovinata da un ritornello epic), ed incisi di Zachary in stile musical (più adatti ad un lavoro della Transiberian Orchestra che ad un disco metal) sono alternati a ballate piano-voce (la stessa “Watching In Silence”) che non aggiungono nulla a quanto registrato in passato su “Handful Of Rain” o “Wake Of Magellan”. Un’occasione persa, questa, e tuttavia c’è della sostanza nei Circle II Circle, che devono però imparare a camminare sulle proprie gambe senza affidarsi a strade musicali già percorse da altri.