7.0
- Band: CIVEROUS
- Durata: 19/11/2021
- Disponibile dal: 00:45:26
- Etichetta:
- Transylvanian Recordings
Dopo la solita trafila a base di demo, split e promozione su Bandcamp, giungono al debutto sullo lunga distanza i Civerous, ennesima realtà del vasto panorama death metal statunitense a immettersi in quel nuovo filone old school che di questi tempi tanto piace ai cultori dell’underground. Un titolo come “Decrepit Flesh Relic” la dice lunga sul tiro complessivo dell’album, incentrato su un death metal dall’incedere stentoreo, con prevedibili derive doom, tonalità cavernose e un approccio chitarristico in cui è possibile ravvisare sia i consueti riff enormi, sia una buona gamma di arpeggi chiamata a rappresentare il fulcro dei passaggi più subdoli e atmosferici, le cui frequenti dilatazioni spezzano ogni prevedibile linearità dei brani. In “Decrepit…” è centrale proprio l’uso delle chitarre, trattandosi dell’elemento su cui si basa la maggior parte delle idee della band californiana: con una sezione ritmica essenziale e un’interpretazione vocale certo adatta al contesto ma non esattamente carismatica, tutto passa per i riff e per i motivi disegnati dalla coppia di asce, qui protagoniste di un viaggio le cui tappe obbligate sono rappresentate da richiami alla tradizione di Disembowelment e Rippikoulu, così come ai più recenti exploit di realtà come Spectral Voice e Mortiferum. I confini musicali del quintetto provano poi a prolungarsi oltre nella doppietta conclusiva costituita da “Bone Wreath” e da “Spiral of Eyes”, episodi molto lunghi e strutturati nei quali il gruppo riesce ad assestare dei pugni nello stomaco che tolgono il fiato, annettendo al proprio background abbondanti porzioni di derive funeral e un’aria ancora più brumosa, per un risultato un po’ più autoritario e convincente rispetto alla comunque apprezzabile tempesta elettrica dei primi brani della tracklist.
Certo, davanti a una band come i recenti Worm, con “Foreverglade” fuori con uno degli album migliori dell’anno, la personalità dei ragazzi appare meno sviluppata, tuttavia da “Decrepit Flesh Relic” emergono alcuni guizzi che fanno certamente ben sperare per il proseguimento della carriera dei Civerous, già piuttosto abili nello stratificare suggestioni e nel rielaborare in modo pratico il genere di partenza. Un ascolto consigliato per tutti coloro che hanno già aggiunto alle loro playlist le ultime prove di formazioni affini come Rothadás e Burial.