7.0
- Band: CIVEROUS
- Durata: 00:42:11
- Disponibile dal: 22/03/2024
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
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Il panorama death-doom contemporaneo spesso flirta con – o omaggia senza freni – i dettami di capostipiti come Disembowelment, Incantation o Rippikoulu. Il circuito underground, in particolare, partorisce ormai a getto continuo formazioni dedite a queste sonorità, tanto che sta diventando sempre più difficile distinguere un gruppo da un altro e imbattersi in opere capaci di superare la prova del tempo.
Una realtà come i californiani Civerous ha mosso i primi passi nel suddetto filone, riscuotendo anche buoni consensi con il debut album “Decrepit Flesh Relic”, pubblicato sul finire del 2021. Lo scorso anno, il quintetto di Los Angeles si è inoltre reso protagonista di uno show molto convincente al celebre Kill-Town Death Fest di Copenhagen, aggiungendo così un altro importante tassello al proprio curriculum.
Questo nuovo “Maze Envy” sembra quindi suggerire il desiderio di un ulteriore balzo in avanti per la band, la quale si è evidentemente resa conto della necessità di distinguersi all’interno di una scena sempre più satura e dai riferimenti prevedibili. Seguendo vagamente le orme dei conterranei Tideless, autori nel 2023 di un album che ha cercato di fondere una solida base death-doom con aperture più melodiche e luminose, i Civerous apportano qui qualche cambiamento al loro sound, esplorando una linea mediana tra la proposta vigorosa degli esordi e un carattere meno radicale e rumorista, il quale porta con sé una inedita ricerca armonica e nuove influenze in certi casi anche piuttosto lontane dalla base di partenza. Si intrecciano così strutture a volte più vicine alla forma canzone, per quanto concitate, e altre che sembrano rispecchiare un’idea di soundtrack futuristica e un’indole pseudo-progressive, con ampie porzioni strumentali che in alcune circostanze vanno a dispiegare ampie pennellate di melodia e sfumature black metal. La presenza di passaggi di questo tipo contribuisce molto alla gradevolezza dell’ascolto, anche se talvolta – come del resto accadeva nel succitato disco dei Tideless – si ha l’impressione che lo sviluppo delle composizioni sia ancora un filo macchinoso, con le varie anime che qua e là faticano a sfumare le une nelle altre.
In ogni caso, si apprezza la volontà del gruppo di mescolare un po’ le carte e di aprirsi a nuove formule: sinora, non ci era certo capitato spesso di trovarci davanti a una formazione desiderosa di mettere in piedi un tentativo di fondere death-doom e blackgaze (vedi “Labyrinth Charm”), oppure di colorare una base in stile Mortiferum con suggestioni celestiali e interventi di archi (la title-track e la conclusiva “Geryon”).
Il gioco dei contrasti necessita insomma di qualche rifinitura, ma già più di un episodio di “Maze Envy” riesce a trovare una sua efficacia, indicando interessanti sviluppi futuri per la band statunitense.