7.0
- Band: CLAIRVOYANTS
- Durata: 00:50:44
- Disponibile dal: 12/01/2009
- Etichetta:
- Valery Records
- Distributore: Frontiers
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Tutti voi o quasi avrete sentito parlare dei Clairvoyants, validissima cover band italiana degli Iron Maiden, formatasi nel 2001 e che negli ultimi anni ha calcato innumerevoli palchi sul territorio nazionale e non solo. Una cover band nasce per passione verso un gruppo, un forte attaccamento che porta cinque ragazzi a provare e riprovare i brani dei propri beniamini alla ricerca di una vicinanza più stretta possibile con il loro stile e il loro sound. Da questo punto di vista i Clairvoyants sono stati promossi a pieni voti e lo dimostra il folto pubblico che li segue durante le loro esibizioni e la lunga serie di collaborazioni con ospiti quali, Blaze Bayley, Timo Kotipelto, André Matos, Doro, Dennis Stratton, Jorn Lande, David DeFeis e Edward Pursino. Ma i cinque ragazzi di cui sopra sono anche, prima di tutto, dei musicisti, e ogni musicista degno di tal nome prima o poi sente il bisogno di produrre qualcosa di proprio, anche se si tratta di mettersi in gioco e di dover dimostrare di non essere solo un bravo esecutore di brani scritti da altri. Questo sembra essere proprio quello che li ha spinti ad uscire allo scoperto e dar luce a “Word To The Wise”, il loro disco d’esordio. Il lavoro ovviamente risente, e in certi casi anche piuttosto marcatamente, degli anni passati a suonare pezzi dei Maiden e come esempio non possiamo non citare la opener “Journey Through The Stars”, brano incalzante, dinamico e dal ritornello assolutamente immediato, un pezzo che sembra essere uscito direttamente dalla penna di Steve Harris. Non certo originale come inizio, ma efficace e “sicuro”. I richiami alla metal band inglese più famosa del mondo permeano profondamente anche la successiva “The Lone”, dove è l’accostamento tra un bel bridge cadenzato, riffato ed una bella apertura sul ritornello a rendere questo uno dei brani migliori del lavoro. Da sottolineare la preparazione tecnica del quintetto con una sezione ritmica impeccabile e le chitarre di Luca Princiotta e Marco Demartini sempre incisive e convincenti anche sugli assoli. Non da meno Gabriele Bernasconi, autore di una prova vocale notevole che a tratti è inevitabilmente vicina a Bruce Dickinson, mentre in altri episodi, come nella successiva e meno interessante “Choose The Truth”, è bravo nel tirare fuori una propria personalità utilizzando anche un cantato leggermente più ruvido. Un altro degli highlight del disco è la lunga e articolata “The Pain Of Sight”, brano meno diretto e meno debitore di Harris e compagni, dove il ritornello arriva a toccare territori più vicini all’hard rock melodico. Il lavoro è ben registrato, non contiene cali di tensione evidenti e, semmai, si muove su livelli qualitativi più che discreti. Pollice alzato quindi anche per l’immediata “Sheer Hate” e la più pesante “Step Aside”, granitici mid tempo che evolvono in ritornelli ariosi e molto diretti. Menzione a parte per la convincente “Closure”, malinconico e struggente lento che vede la partecipazione anche dell’ospite Oliver Palotai, tastierista dei Kamelot. Buona la classicissima titletrack, dove la matrice NWOBHM della band viene dapprima spezzata da un ottimo break melodico che può ricordare i Vision Divine più rilassati e si incontra poi con un ritornello dapprima epico e quasi power quando sostenuto dalla doppia cassa di Manuel Pisano nel finale del brano. La band non poteva certo risparmiarsi una cover degli Iron ed ecco quindi “Hallowed Be Thy Name” cantata però dall’ospite d’eccezione André Matos. “Word To The Wise” presenta dunque il solo difetto evidente di essere derivativo in certi frangenti ma costituisce comnunque un notevole passo da parte di un gruppo che avrebbe potuto benissimo continuare a suonare quasi esclusivamente cover, visto il notevole seguito e il successo ormai consolidati e ben superiori a molte band nostrane con vari dischi all’attivo.