7.0
- Band: CLAUSTRUM
- Durata: 00:30:00
- Disponibile dal: 09/06/2023
- Etichetta:
- Unorthodox Emanations
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Con questo omonimo lavoro si alza ufficialmente il sipario sulla carriera dei Claustrum, nuova realtà death metal del nostro panorama, nata per volontà di alcuni membri di ormai note formazioni del nordest come Grime, Affliction Vector e Fierce. L’ambizione del disco, espressa in una tracklist piuttosto snella (sette tracce, di cui un intro e un outro), è il consolidamento di anni e anni di ascolti death metal, per un progetto che se da un lato non sembra ricercare congegni stilistici particolarmente originali, dall’altro prova comunque a non apparire troppo scontato, cercando di unire il suono della cosiddetta vecchia scuola con quello delle correnti underground contemporanee.
A un primo impatto, “Claustrum” non può che essere considerato come un debutto solido, che prende le mosse da un songwriting concreto e al contempo adeguatamente sfaccettato, talvolta basato su un convincente intreccio di dissonanze macabre e armonie più decise, da cui emergono sempre e comunque una competenza musicale e una padronanza strumentale di stampo classico che – in un panorama dove la sperimentazione può in certi casi portare a risultati troppo astrusi e velleitari – carica automaticamente la proposta di una componente onesta, reale, rinfrancante. Il background in alcuni gruppi particolarmente concreti come i Grime – ormai maestri nel fondere sludge-doom e poderosi contorni death metal nella loro musica – traspare dall’abilità di utilizzare vari linguaggi rendendoli coesi attraverso il filo conduttore di strutture dalla spiccata praticità, nelle quali si evita di ammassare troppi elementi, dando così modo ai vari spunti utilizzati di avere il proprio spazio per respirare e imporsi all’attenzione dell’ascoltatore. Da queste acque melmose vengono così a galla la coda thrasheggiante di “Destined to Rot”, le chitarre semi-pulite e le arie decadenti della più controllata “Desire of Death (Nuclear Death)”, oppure l’incedere marziale di “Awaiting Doom”.
Il primo aspetto positivo di questo esordio dei Claustrum è insomma l’attenzione per i dettagli: nonostante gli ovvi riferimenti e la prevedibile consistenza distorta e cupa del suono, la tracklist non si compone di episodi che seguono pedissequamente lo stesso schema; le singole tracce cercano di pulsare di un sentimento singolare, mostrando una scrittura stesa in forma libera e disincantata che alla lunga, con le sue puntuali deviazioni, sa come farsi notare sia da chi è fedele alla vecchia scuola di Autopsy o Incantation, sia da coloro che oggigiorno amano soprattutto guardare a ‘nuove’ realtà come Mortiferum, Disma e turpe compagnia.