5.0
- Band: CLOSER
- Durata: 00:37:55
- Disponibile dal: 15/01/2009
- Etichetta:
- Pulverised Records
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Vengono dalla svezia e suonano un melodic death moderno e sporco di metalcore, i Closer. Ci rendiamo ben conto di quanto sia difficile oggi interpretare questo preciso tipo di genere in maniera personale e innovativa. I gruppi da cui si trae spunto sono sempre quei quattro/cinque, capisaldi che hanno percorso il genere in lungo e in largo, dicendo un po’ tutto quello che c’era da dire. Non vogliamo quindi calcare troppo la mano sulla assoluta mancanza di originalità del gruppo in questione. Ci limiteremo a dire che abbiamo tra le mani l’ennesima band che ricalca le orme di Soilwork e In Flames in maniera spudorata e a tratti perfino esagerata. “A Darker Kind Of Salvation” sembra un album fatto con gli scarti di “Soundtrack To Your Escape” (non proprio l’episodio più ispirato degli In Flames) e “Stabbing The Drama” dei Soilwork, con l’aggravante di essere quantomai ripetitivo. Le strutture dei brani non riescono a essere trascinanti come vorrebbero, sono sempliciotte e già sentite milioni di volte (vedi “Caressing The Insane”, tra le tante). I brani più aggressivi, come tentano di essere “Places Of Pain”, “Chaos Internal” o la title track, ad esempio, rimangono impigliati in strutture ridondanti e grossolane, perdendosi in aperture melodiche musicali di dubbio gusto e finendo col risultare discontinue. Gli episodi più orecchiabili (“It Dwells In Darkness”, “What I Am”) sono resi banali da un cantato monocorde, in cui le melodie sono proprio bruttine e poco incisive. Evitiamo di infierire ulteriormente parlando dei discutibli stacchi pseudo mosh o dei tentativi di sperimentazione, perchè avrete già capito che sono proprio pochi gli aspetti positivi di questo “A Darker Kind Of Salvation”. Un suono tutto sommato curato e una preparazione tecnica decente ci sono, peccato che siano le buone idee a mancare per rendere il disco almeno sufficente.