CLUTCH – Sunrise On Slaughter Beach

Pubblicato il 16/12/2022 da
voto
7.5
  • Band: CLUTCH
  • Durata: 00:33:14
  • Disponibile dal: 16/09/2022
  • Etichetta:
  • Weathermaker Music

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È l’ennesima testimonianza di amore per il rock più viscerale, contaminato, ad ampio spettro, quella esibita dai Clutch con “Sunrise On Slaughter Beach”: la compagine americana sta vivendo anni di grazia, frutto di album costantemente ispirati e di una prestanza dal vivo di altissimo livello. Con quest’ultimo disco la famigerata capacità di allargarsi a territori collaterali e apporre patine diverse alla propria scatenata idea di rock non viene meno, offrendo una pubblicazione più sintetica e diretta dell’immediato predecessore “Book Of Bad Decisions”. Vi sono due piccole novità ad alimentare la fiamma creativa del quartetto: l’uso del vibrafono e del theremin e la presenza di ospiti femminili alle seconde voci, nelle persone di Deborah Bond e Frenchie Davis. Piccoli dettagli, aggiunte a un impasto sonoro che nonostante la breve durata del lavoro brilla per eclettismo e volontà di superare se stessi, sia che si stia su materiale più agitato e rombante, sia che si prediliga l’atmosfera e toni un poco rilassati.
Vi sono corpose speziature psichedeliche ad allargare il panorama di sensazioni evocate dai Clutch, il filo conduttore nella tracklist è la percezione di perdersi in ambientazioni immaginarie, fuori dal tempo, seguendo il filo di melodie dai toni quasi epici, calde e avvolgenti. Brani cardine del disco diventano allora le composizioni meno irruente, quelle dove il suono grasso e rugginoso delle chitarre si porta di lato e fluiscono liberamente morbidezze e armonie sornione. “Mountain Of Bone” manipola lo stoner per traghettarci verso uno stato mentale pacifico, mettendo in primo piano suoni confortevoli, dolcemente evocativi. Il martellamento ritmico e la voce sicura di Neil Fallon sembrano essere un collettore dei momenti più soft, invece che i protagonisti indiscussi. Ed è proprio l’alternanza tra riff massicci e in crescendo e una ciclica quiete che consentono al brano di guadagnare in brillantezza e potere di suggestione. “Nosferatu Madre” dondola su un andamento caracollante, rock’n’roll primitivo che si impreziosisce strada facendo, facendo leva su un ipnotico giro di basso e il cantato molto sentito di Fallon: l’anima southern rock pulsa orgogliosa, parlando al cuore dell’ascoltatore e lo assoggetta ai suoi voleri con giri ritmici tanto semplici quanto coinvolgenti. La vetta dell’album è “Mercy Brown”: un adorabile concentrato di malinconia, dorature cantautorali, tintinnii incantevoli, nemmeno avara di grassa energia e dalle leggere sfumature soul, frutto delle voci femminili di cui sopra. Tratti soul, imbizzarriti dalla psichedelia, che ritornano nelle liquide movenze di “Skeletons On Mars”, in principio tracotante ed elettrica, quindi sempre più dilatata, desertica e mistica, piacevolmente stravolta dal theremin nel finale. Suona come una ballata western d’altri tempi la conclusiva “Jackhammer Our Names”, rurale, solitaria, ancora con theremin e voci femminili di sottofondo a dare l’impulso decisivo, senza voler per questo mancare di rispetto alla sentita interpretazione di Fallon.
Restando invece su episodi più massicci, la prestazione dei Clutch rimane buona, anche se meno eclatante: molto classica e divertente l’opener, “Red Alert (Bss Metal Zone)”, cafona e ignorante al punto giusto “We Strive For Excellence”, heavy e anthemica “Slaughter Beach”, un poco piatta nella prima parte, mentre gli scenari più enigmatici della seconda hanno ben altro piglio e mordente. Forse non siamo sui livelli, nel complesso, di “Earth Rocker” e “Psychic Warfare”, ma anche in questa occasione il gruppo ha saputo infondere rinnovata vitalità alla sua ricetta sonora. Non possiamo che essergliene grati.

 

TRACKLIST

  1. Red Alert (Boss Metal Zone)
  2. Slaughter Beach
  3. Mountain Of Bone
  4. Nosferatu Madre
  5. Mercy Brown
  6. We Strive For Excellence
  7. Skeletons On Mars
  8. Three Golden Horns
  9. Jackhammer Our Names
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