COFFIN BIRTH – The Serpent Insignia

Pubblicato il 27/11/2018 da
voto
8.0
  • Band: COFFIN BIRTH
  • Durata: 00:36:22
  • Disponibile dal: 30/11/2018
  • Etichetta:
  • Time To Kill Records
  • Distributore: Goodfellas

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Dicesi ‘bomba’ quel dispositivo meccanico nel quale è presente un composto chimico, generalmente fabbricato in un metallo, contenente un esplosivo in grado di produrre una deflagrazione. Ora, prendete alcuni membri degli Hour Of Penance, Fleshgod Apocalypse e dei Beheaded – il famoso composto chimico – uniteli per bene ed attendete. Assisterete ad una perfetta detonazione metallica chiamata Coffin Birth, il cui botto definitivo è il qui presente “The Serpent Insignia”. Una terrificante mazzolata tra i denti sfoderata da questo supergruppo italo-maltese che testimonia (come se ce ne fosse ancora bisogno) l’ottimo stato di forma della scena death tricolore, e non solo.
Parcheggiate temporaneamente le monolitiche trame firmate dalla propria band, il buon Giulio Moschini, insieme all’amico Marco Mastrobuono, si è messo a giocare con il vecchio pedale HM2, marchio di fabbrica di quel old-school sound tipico della scena estrema di matrice scandinava. Il risultato? Una lurida miscela di death-rock-punk, tradotta in dieci brani senza tregua e riassunta alla perfezione dalla maligna cover realizzata da Roberto Toderico, già firma di copertine ad hoc per Asphyx, Pestilence e Sinister. Assoldato on the drums il compagno Davide Billia, dai Fleshgod il polivalente Francesco De Paoli (questa volta chitarrista) e Frank Calleja dei Beheaded dietro il microfono, i Coffin Birth hanno così preso vita, sputandoci addosso questo macigno sonoro che, pur senza grossi scossoni innovativi, ci regala un lavoro fresco, assolutamente ben prodotto e, soprattutto, che non perde d’intensità dal primo all’ultimo minuto.
I calci negli stinchi iniziano ad arrivare nell’immediato grazie a “Throne Of Skulls” in cui si pone subito sugli scudi l’interpretazione vocale di Calleja, ma è con la successiva “The 13th Apostle” che il ‘carico da novanta’ viene letteralmente scaraventato sulla nostra testa: tutti perfettamente allineati, i nostri ci tempestano di riff fulminanti e ripartenze al fulmicotone (dal sapore ‘cannibalesco’) telecomandate egregiamente da Mr.Billia, autentica macchina da guerra, potente e chirurgica. E se “Godless Wasteland” ci invita a tenere il tempo a suon di headbanging con il suo tellurico incedere death-punk, “Red Sky Season” appesantisce il clima regalandoci un pezzo preciso e tempestoso. Si prosegue a pieno ritmo e, su una base prettamente ‘motorheadiana’, veniamo colpiti in pieno volto da “Christ Infection Jesus Disease” prima che l’ensemble italo-maltese ci carichi ulteriormente di energia con “From The Dead To The Dead”, tipico up-tempo dalle forti tinte americane sfoggiate dal combo di Webster and Co. Ma non è finita, assolutamente no, perchè è con “Casket Ritual” che i Coffin Birth sfoggiano tutta la qualità di cui sono capaci: tecnica, energia, potenza ed efficace brutalità; un mix letale da lasciare spiazzato l’ascoltatore quando dopo tre minuti e cinquantadue secondi il silenzio stoppa il tutto all’improvviso. “The Serpent Insignia” è una botta rigenerante e maligna che porta con sé anche un briciolo di melodia (“Sanguinary”) prima che la title-track riporti a far tremare la terra, pur non rispecchiando il tiro dei pezzi precedenti. A chiudere questo esperimento giocoso che, ci auguriamo, abbia un seguito sia on-stage sia in studio, ci pensa la destabilizzante “Zombie Anarchy”; un’ultima sfuriata utile per demolire in maniera risolutiva le nostre orecchie.
Un’espulsione mortale quella partorita dai Coffin Birth (appunto), un prodotto più che buono nato dalla pestifera collaborazione tra due realtà italiane di assoluto livello.

TRACKLIST

  1. Throne Of Skulls
  2. The 13th Apostle
  3. Godless Wasteland
  4. Red Sky Season
  5. Christ Infection Jesus Disease
  6. From The Dead To The Dead
  7. Casket Ritual
  8. Sanguinary
  9. The Serpent Insignia
  10. Zombie Anarchy
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