7.0
- Band: COFFINBORN
- Durata: 00:38:54
- Disponibile dal: 23/02/2023
- Etichetta:
- Xtreem Music
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Un EP pubblicato nel 2014 e poi il nulla per quasi un decennio. Sino a oggi era forse facile vedere i Coffinborn come una delle tante meteore del panorama underground death metal, se non fosse che negli ultimi anni due dei membri della formazione ungherese sono stati impegnati con altrettanti progetti di discreto successo: parliamo di Rothadás e Cryptworm, realtà promosse dalla sempre più lanciata Me Saco un Ojo Records i cui ultimi lavori sono stati molto ben accolti tanto dai fan quanto dalla stampa specializzata. Il batterista Lambert “Blasphemy” Lédeczy e il chitarrista Hanyi “Disguster” Tibor avevano però evidentemente ancora un conto in sospeso con i Coffinborn, ed è così che lo scorso anno i due, più il bassista Churchburner, sono entrati in studio per confezionare finalmente il successore del mini di debutto “Beneath the Cemetery”.
Se il suono dei Rothadás si assesta su coordinate death-doom e quello dei Cryptworm su un mix di death metal e tentazioni gore-grind, la proposta dei Coffinborn si prende qualche libertà in più a livello di riferimenti stilistici, spaziando tra varie correnti death metal e death-thrash, in una miscela zotica e rabbiosa nella quale varie influenze e ascolti di gioventù vengono decantate. In effetti, ascoltando “Cadaveric Retribution” risulta più difficile del previsto inserire il gruppo in un filone specifico: i brani, tutti abbastanza lunghi (la metà si aggira intorno ai cinque minuti di durata), si muovono costantemente tra up e midtempo, ora sfociando in partiture thrasheggianti, ora stendendosi in rallentamenti tanto pachidermici quanto ignoranti. Una discreta dose di eclettismo anima il gruppo, il quale riesce a passare da abbozzi di puro groove in chiave Obituary ad atmosfere più ruvide e velenose, vicine a certi Grave o Vomitory, senza poi appunto dimenticare delle parentesi praticamente thrash, le quali vengono trafitte da un ronzio di fondo che sa di marcio, di death’n’roll sguaiato, vagamente sulla scia dei The Crown. Una slavina di rozzezza che ogni tanto scade un pochino nel riciclo più prevedibile, ma che tutto sommato sa come intrattenere, lasciandosi spesso alle spalle il senso di precarietà per andare ‘all in’ con una serie di riff ben assestati che restituiscono un quadro qualitativamente piuttosto omogeneo.
Quello in questione si rivela insomma un capitolo discografico che non è solo un tributo a ciò che è stato, ma anche una conferma del fatto che concedersi del tempo è spesso fondamentale affinché il processo creativo dia frutti apprezzabili, soprattutto in un periodo in cui l’urgenza espressiva sembra essere diventata un ‘must’ in certi ambienti underground. “Cadaveric Retribution” non sarà probabilmente considerato una sorpresa imperdibile, ma senz’altro suona come una buona ripartenza per i tre ungheresi.