7.5
- Band: COHEED AND CAMBRIA
- Durata: 01:19:19
- Disponibile dal: 05/10/2018
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
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A distanza di tre anni da “The Color Before the Sun”, album sicuramente di qualità ma in parte interlocutorio, i Coheed And Cambria tornano a fare quello che sanno fare meglio, ossia costruire trame intricate e affascinanti, che hanno un legame a doppio filo con i loro testi. Riprendono così con questo “Vaxis – Act I: The Unheavenly Creatures” la saga di Amory Wars, il concept che il mastermind Claudio Sanchez porta avanti ormai da quasi vent’anni, sia in musica che a fumetti; e immaginiamo che la storia stia prendendo un nuovo, lungo corso data la presenza di un esplicito “Act I” nel titolo. Musicalmente vengono quindi relegati in un angolo i brani più immediati e brevi che caratterizzavano l’apparente svolta del precedente capitolo discografico, anche se dove i Coheed And Cambria scelgono di mettere ancora in mostra il loro lato catchy lo fanno alla grande; l’avvolgente e potente “Unheavenly Creatures”, l’aggressivo quattro quarti (apparente, in realtà) di “True Ugly” e, sopra tutte, la doppietta costituita da “The Pavillion (A Long Way Back)” e “Night-Time Walkers”, dove la voce di Sanchez tocca vette da brividi e le delicate chitarre acustiche che fanno capolino donano sensazioni struggenti senza eccessi mielosi. Ma è nei momenti più barocchi e progressivi che, come sempre, la band newyorchese dona vere e proprie perle; a parere di chi vi scrive, la coppia Sanchez – Stever avrebbe molto da insegnare, quando intreccia i propri ricami chitarristici, a parecchie nuove leve misteriosamente ben più quotate. Su questo versante, vanno sicuramente citati brani come “The Dark Sentencer”, quadrato e adrenalinico, “Black Sunday”, sorta di versione pop dei Mastodon (almeno per chi non ritiene già la band di Brent Hinds svenduta…) o “It Walks Among Us”, con gli stop’n’go ormai marchio di fabbrica ben presenti. Ma anche dove trionfa la pomposità da stadio (sì, quella che sognano gli Avenged Sevenfold, per chiarire il riferimento di cui sopra), come in “The Gutter”, questa avviene con naturalezza. La stessa naturalezza che fa mettere un potenziale simbolo di successo come “Old Flames”, versione elettrica e migliorata di tanti brani “chewingum” sentiti negli anni, come penultima traccia, in barba alla potenziale fatica che può colpire l’ascoltatore dopo oltre un’ora; e a chiudere “Lucky Stars”, dove i nostri incrociano i Pink Floyd più trasognati in cinque minuti di superbo gusto quasi folk. La sensazione complessiva è che i Coheed And Cambria non riposino sugli allori, il loro sound caratteristico riesca ancora a mostrare margini di evoluzione e che le enormi doti tecniche sappiano sempre mettersi al servizio di brani coinvolgenti e di emozioni. Cosa non da poco, e chissà che il successo su larga scala non riesca prima o poi ad arridere loro.