COLDWAR – Pantheist

Pubblicato il 11/05/2014 da
voto
6.5
  • Band: COLDWAR
  • Durata: 00:50:50
  • Disponibile dal: 28/05/2014
  • Etichetta:
  • Candlelight
  • Distributore: Audioglobe

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I dublinesi Coldwar sono più famosi per una loro caratteristica davvero eclatante e al limite dell’imbarazzante che per la propria musica: sono infatti noti più per la presenza “scenica” e prettamente visuale del loro frontman Trevor McLave che per le loro canzoni. Mette tristezza constatare questo fatto, ma il dato inconfutabile del caso è che l’aspetto esteriore che McLave si è autocostruito oscurerà per sempre quello musicale della sua band, vuoi perché parliamo di un “topic” visuale del Nostro davvero esilarante, dai tratti tragicomici e fuori dalla grazia di Dio, vuoi perché musicalmente, a tutti gli effetti, la band non è che offra chissà quale rivoluzione, pur nella sua dignitosissima e tutt’altro che nascitura carriera. Trevor McLave è infatti noto per avere il corpo interamente tatuato di svastiche…. A rendere la cosa ancor più tragicomica è il fatto che McLave ha fatto questo gesto eclatante in senso del tutto anti-nazista e contro “ogni regime di oppressione”, come lui stesso afferma. L’intento del vocalist, a quanto si apprende dallo stesso, è infatti quello di “reimpossessarsi di un simbolo antichissimo e millenario tutt’altro che negativo, rubatoci da un regime sanguinario e malvagio, per restituirlo ai suoi più puri e inoffensivi intenti”. Ora, il “tentativo”, o le intenzioni teoretiche di McLave sono da apprezzare senza dubbio, ma il risultato finale? Bah, cercate il vocalist su Google Immagini e giudicate voi stessi. Passando alla musica, non possiamo che constatarne la pochezza sostanziale al cospetto del gigantesco peso concettuale dettato dalla scelta di vita e ideologica del loro frontman. Parliamo di un hardcore scuro e minaccioso striato da innegabili lacerazioni black metal e death metal e caratterizzato dalle ferali e belluine vocals di McLave, sempre tarate su un raspo gutturale disperato e stridente. La prima band a balzare alla mente nel sentire la formula dei Nostri sono proprio i tre “re” indiscussi dell’hardcore votato all’oscurità: Starkweather, Integrity e Ringworm, tre band hardcore “pure” nell’impianto musicale, ma “annerite” e imbestialite dalla performance ferale e inferocita dei loro rispettivi vocalist. Facile infatti riscontrare nell’assetto vocale di McLave l’eredità immensa votata al nero di Rennie Resmini, di The Human Furnace e di Dwid Helion. Musicalmente invece parliamo di un metalcore duro e quadrato pesantemente incrostato di black metal. Qualcosa che sta a cavallo tra i primi Corrosion of Conformity, i Vision of Disorder, i Rorschach, i Biohazard, e i Cro-Mags da un lato e i conterranei Primordial, gli Emperor e i Dissection dall’altro. Teoricamente una commistione interessante, a livello puramente concettuale, ma che la band non ha però saputo esprimere in pieno, facendo invece prevalere un immanente senso di incompiuto, staticità e circolarità che, canzone dopo canzone, tende a riproporre in continuazione le stesse idee e le stesse formule compositive senza divenire mai l’ovvia conseguenza della propria fusione di influenze. Insomma, una band davvero da prendere con le molle, vuoi per la natura ideologica e concettuale assolutamente fuori dalla grazia divina del loro frontman, vuoi perché anche sotto l’aspetto prettamente musicale la band appare preda di un limbo stilistico-espressivo che sembra relegarla in un perenne stato di incompiutezza e autoincomprensione.

TRACKLIST

  1. Heart of Darkness
  2. Ether Child
  3. Mazu Awakens
  4. 13th Moon
  5. The Falcon Cannot Hear the Falconer
  6. Ghostdance
  7. Consciousness Paralysis
  8. Abandonment of Being
  9. Last Days of the 4th Sun
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