6.5
- Band: COLDWORKER
- Durata: 00:45:34
- Disponibile dal: 17/02/2012
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
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Un ritorno solo discreto, per i Coldworker. Il gruppo nato dalla scomparsa dei Nasum si riaffaccia sul mercato con un nuovo album su Listenable Records, senza stupire particolarmente né uscire dai propri binari. Il precedente “Rotting Paradise” ci aveva lasciato una buona impressione, non solo perchè il songwriting era a tutti gli effetti ben più concreto e ispirato di quello dell’acerbo debut “The Contaminated Void”, ma anche e soprattutto perchè il lavoro era basato su un sound che combinava in maniera intelligente old school death metal e qualche tendenza più moderna. Questo nuovo “The Doomsayer’s Call”, come accennato, segue a grandi linee le stesse coordinate, ma qua e là sembra rifarsi a uno stile più generico, sempre di matrice death-grind, tuttavia privo di quelle impennate che infiammavano ampi tratti della precedente fatica. La traccia d’apertura “A New Era” è piuttosto esemplificativa: inizia con un midtempo un po’ anonimo, per poi precipitare in una frenetica sarabanda in cui il guitar-work non riesce a produrre più di qualche buon passaggio. Decisamente migliore “The Reprobate”, che richiama da vicino la stagione d’oro del grindcore vecchio stampo, così come “The Glass Envelope” e “Living Is Suffering”, le quali paiono sforzarsi di replicare i fasti dei recenti Misery Index, con qualche rimando a del thrash d’annata e degli assoli di chitarra dal vago sapore Morbid Angel. Bruttino, invece, il primo “singolo” “Violent Society”, dozzinale già a partire dal titolo e incentrato su un riffing che non riesce mai a decollare. Insomma, anzichè trovarci di fronte al salto di qualità definitivo, ci tocca constatare un calo per gli svedesi, i quali sembrano aver sofferto più del previsto la semi-inattività degli ultimi anni. Siamo senz’altro su livelli discreti, sempre e comunque superiori a quelli del debutto, ma chi si aspettava qualcosa sulla falsariga di “Rotting Paradise” o un’uscita ancora più avvincente probabilmente rimarrà un po’ deluso. I Coldworker rimangono, per ora, nel limbo di coloro che “potrebbero”.