7.0
- Band: COLLARS
- Durata: 00:44:20
- Disponibile dal: 25/09/2020
- Etichetta:
- Karma Conspiracy Records
Spotify:
Apple Music:
In terra italica non sono così molti i nomi che si possono affacciare a pieno titolo nei ‘riusciti’ act dell’ampio genere del post-metal. Tra questi, però, non si possono non citare gli Ornaments: vuoi per il lato più emblematicamente riconducibile alle coordinate più standard di genere, vuoi per la situazione che si lega agli studi di registrazione del mastermind Enrico Baraldi. Proprio lui, infatti, firma il nuovo quartetto post-metallaro strumentale che, insieme a due elementi degli Ornaments, ha da dalla sua anche i Nadsat, duo math-noise, anch’esso emblema dell’Italia più rumorosa ed oscura.
Seguendo i dettami dei Pelican e dei Russian Circles, “Tracoma” si setta un po’ dove si pensava già che un album come questo andasse a parare. E forse questo è il più grande pregio (grazie comunque alla qualità del materiale) e difetto del debut dei Collars: pregio perché comunque la capacità dei nostri è sempre funzionale all’impatto del pezzo e di una riuscita generale che avviene senza dubbio, soprattutto inquadrata in un grezzume di fondo che si allontana dalla plastica di certi sound moderni; difetto perché in molti si potrebbero domandare che bisogno ci fosse di fare una cosa così simile a quanto già ci sia stato in precedenza.
I titoli delle canzoni o il concept non sembrano particolarmente essere significativi, e sinceramente non si capisce perché “Lautrèamont” sia “Lautrèamont ” e non un altro nome come gli altri. Il motivo ci sarà pure, ma la sua mancata percezione da parte del fruitore evidentemente non è stata ritenuta importante. Poco importa, sicuramente, in un disco diretto come “Tracoma”, che probabilmente usa i panorami (come indicato in Bandcamp) come un immaginario determinante, ma solo, probabilmente e dopotutto, per titoli e e copertine, senza nessun contatto proprio, vincolante o comunque determinante, con le parti o le strutture suonate. I pezzi, poi, fanno il loro. E lo fanno come devono. “Spira” offre una performance intrigante e suadente, pur nel suo grezzume reale, così come “Cumuli” rappresenta – oltre che il pezzo più lungo del disco – anche quella che più fa onore ai neonati Collars. Brani come “Livido” hanno inoltre poco da invidiare alle soluzioni più efficaci dei paladini di certo post-metal più diretto e intransigente, questo è sicuro. Ed è altrettanto sicuro che questa sia stata la situazione principale portata avanti da Baraldi e soci. Altrettanto sicuro, però, è che questo panorama è assai competitivo, frastagliato e probabilmente ormai saturo: uscire dal coro può non essere sempre la soluzione, ma farne parte è di certo un rischio.