7.0
- Band: COLTSBLOOD
- Durata: 00:57:52
- Disponibile dal: 21/04/2014
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Sludge-doom quadrato, abissale, tombale e dai tratti “genetici” davvero inconfondibili, quello propostoci dagli albionici Coltsblood. Sin dalle prime note di questo bestiale “Into the Unfathomless Abyss”, infatti, sentiamo il tanfo inconfondibile dei loro strettissimi cugini Conan e dei loro riff tritaossa, come anche degli altrettanto conterranei Moss e dei loro sepolcri sonori orientati verso una visione del doom ben più estrema e prossima al drone e all death-doom, nonché ad immaginari altrettanto estremi che lungi dal trattare tematiche occulte tanto care al doom classico, trattano invece il lato più morboso, decadente e lurido della morte e del decadimento delle carni. Non si rimane ovviamente solo in terra albionica nel sentire questi riff mummificatissimi, ma si passa agevolmente oltre, accostando con estrema semplicità la formula dei Nostri alla macelleria sonora dei Corrupted, come anche alla catastrofica contaminazione death metal di band come Disembowelment e Winter. Le ritmiche ovviamente non superano mai la velocità del coma, i riff non sono mai più leggeri di intere mandrie di mammut, la quantità di feedback e tensione statica che esce dalla casse non è mai inferiore a quella della quasi cementificazione auditiva, mentre il downtuning è talmente dozzinale, ridicolo, esagerato e ovvio nel suo essere quasi oltre il limite dell’ascoltabile da risultare altresì assolutamente appropriato e promotore di infinita morte e pestilenza. Sparute accelerazioni nel campo del crust e dello sludge danno al lavoro delle belle e necessarie sferzate al lavoro, espedienti immancabili e assolutamente necessari per impedire all’ascoltatore di sprofondare in un sonno tossico e ipnotico che farebbe risultare il lavoro del tutto dimenticabile. Ma ciò non accade mai, si rimane svegli e vigili per tutto il tempo, assistendo impotenti all’immane e colossale mare di melma vomitato dai Nostri senza sosta, e a alla loro creazione di solenni e luride mareggiate di melma e putrescenza che ci schiaffeggiano i padiglioni auricolari con fare assolutamente implacabile. Non hanno inventato assolutamente nulla di nuovo, sia ben chiaro – ma per fortuna, aggiungiamo, perché già così, nella loro basilare e inappuntabile semplicità, i Coltsblood ci hanno quasi fatti a pezzi a suon di mega-riff.