7.5
- Band: COMANDO PRAETORIO
- Durata: 00:37:20
- Disponibile dal: 13/12/2019
- Etichetta:
- ATMF
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Quando la musica ha la capacità di evocare nitide immagini, dimensioni, odori ed emozioni, allora il suo contenuto non può essere che di qualità. Prendete un gruppo, ahimè, sinora sconosciuto come i nostrani Comando Praetorio ed il loro debutto su lunga distanza dal titolo attraente come “Ignee Sacertà Ctonie”. Iniziate ad ascoltare il loro black metal grezzo e primordiale. Ma questa musica non è simile alle migliaia di album black metal ortodosso usciti in questi ultimi trenta anni: questa musica ha un’anima, ha la forza di evocare un lontano passato. Senza informarsi sui testi, sulla biografia della band, ma lasciando che sia la musica a parlare, ecco che entrano con forza immagini crude e vivide di un mondo arcaico lontano. Un mondo di una società umana ancora in fieri, dove giovani popoli lottavano per la sopravvivenza, per la terra, per il proprio sostentamento. Ognuno con le proprie armi, il proprio sapere, le proprie divinità, ma il tutto rapportato ad una dimensione giovane, primordiale e per questo tanto vivida e vera. Possono persino venire in mente le immagini di un film crudo come “Il Primo Re”, dove rivive il popolo dei Latini, la potente città di Alba Longa ed il mito della fondazione di Roma. La forza di quelle immagini come quella della musica dei Comando Praetorio danno vita ad un mondo dimenticato, quasi a poterne toccare la violenza bruta, la Natura in tutta la sua bellezza e pericolosità, l’alternanza del giorno e della notte, i culti misterici e tanto, tanto altro. Ma tutto questo non è un caso, perché anche se il film può essere tralasciato, qui la musica di “Ignee Sacertà Ctonie” riporta proprio, guarda caso, ad un periodo lontano della storia italica (della penisola centrale) dove esistevano i temuti uomini-lupo, dove i monti erano dimora di divinità immanenti e dove una di esse era venerata da un misterioso collegio sacerdotale custode di riti antichi i cui appartenenti erano chiamati Hirpi Sorani, ossia i “Lupi di Sorano”, dove Sorano poteva essere associato al dio Apollo, ma vestito non nei suoi classici panni solari, bensì quelli legati al mondo sotterraneo, ctonio. Ed ecco che tutti i capitoli carichi di pathos di questo album prendono vita, lentamente, strisciando nell’oscurità, tra le fronde degli alberi di una foresta fredda e bagnata dalla tempesta. Il sound gelido e graffiante è davvero tagliente e lascia il segno sulla vostra pelle, poi si accende come un fuoco indomabile e le fiamme divampano e purificano il vostro spirito. Musica e cultura assieme, suggestioni e visioni: questi sono i doni dei Comando Praetorio in questo loro primo full length album. C’è qualcosa in loro di attraente, anche se la release è monolitica e non regala grosse sorprese poiché inizia e finisce con il medesimo stile e pecca in originalità. Oggi come oggi il pubblico pretende davvero tanto da una band black metal, qui apparentemente non c’è niente di prodigioso, ma un sussurro musicato che può rapirvi e riportarvi indietro nel tempo dove la vita, la morte ed il mistero erano ancora una sola cosa. Consigliato a chi è disposto a tornare all’istinto primordiale.