COME TO GRIEF – When The World Dies

Pubblicato il 22/05/2022 da
voto
7.5
  • Band: COME TO GRIEF
  • Durata: 00:37:59
  • Disponibile dal: 20/05/2022
  • Etichetta:
  • Translation Loss

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C’è voluto parecchio tempo prima che i Come To Grief arrivassero alla pubblicazione di un full-length, anche se la loro storia parte da molto prima di quel singolo d’esordio pubblicato nel 2017. Tra le loro fila troviamo infatti due ex membri dei compianti Grief, seminale band sludge/doom del New England, in particolare quello che fu tra i loro fondatori, ossia Terry Savastano: uno che insomma queste sonorità le mastica bene, e infatti potete scordarvi (sia resa grazia alle più oscure divinità) qualunque concessione a sonorità post- e produzioni laccate.
Qui il linguaggio parlato è quello dello sludge più basilare, primevo e sofferto, che pur con qualche evoluzione, continua a guardare dal punto di vista storico agli anni in cui questo genere era sinonimo di poche, psicotiche band (Eyehategod, -(16)-, Acid Bath, Buzzov*en, per citare nomi facili), mentre esteticamente sono gli angoli più bui della mente e i sentimenti più oscuri a prendere forma tra questi solchi. Le due chitarre vomitano colate laviche soffocanti, alternando riff dilatati e gracchianti a sprazzi più immediati, quasi hardcore, oltre a momenti più melodici e malinconici (“Life’s Curse”) e cavalcate esaltanti (“Devastation Of Souls”). Il basso del nuovo innesto Jon Morse non fa rimpiangere i diversi membri che si sono avvicendati alle quattro corde in questi anni; la sua distorsione e la tonalità ribassata si innestano a meraviglia con la batteria di Chuck Conlon (anche lui, come accennato, passato brevemente tra le fila dei Grief), il cui credo è chiaro: pestare come un fabbro, ma con un discreto gusto melodico, come si nota nel lavoro sui piatti, e grande varietà. La voce di Hébert è la ciliegina sulla torta di questo cantico del malessere in sette parti, grazie alla capacità di non allentare mai la tensione e quella componente di acido nichilismo che può ricordare i primi Soilent Green, e la scena di Nola in generale.
Interessante anche come, con il passare dei brani, aumenti in qualche modo la pesantezza e il senso di oppressione, tanto che se da un brano come “Bludgeon The Soul/Returning To The Void” venissero tolte le aspre linee vocali, potrebbe essere un moderno manifesto del doom puro e duro. Non sarà un disco da bocca spalancata per chi è cresciuto con queste sonorità, ma l’onestà e l’impatto che si respirano sotto l’altrettanto godibile coltre di marciume, lo collocano senz’altro tra le uscite migliori del genere in questo 2022.

TRACKLIST

  1. Our End Begins
  2. Life's Curse
  3. Scum Like You
  4. Devastation Of Souls
  5. When The World Dies
  6. Bludgeon The Soul / Returning To The Void
  7. Death Can't Come Soon Enough
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