6.5
- Band: COMMUNIC
- Durata: 01:00:15
- Disponibile dal: 22/07/2011
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Album dopo album i norvegesi Communic hanno conquistato una discreta notorietà tra gli appassionati del prog più metallizzato grazie a lavori qualitativamente molto validi e ad una promozione massiccia messa in campo dalla Nuclear Blast. Le attese per il nuovo “The Bottom Deep” quindi erano piuttosto alte, anche perché il leader Oddleif Stensland aveva dichiarato qualche mese fa che la band avrebbe cercato di esprimere la complessità della propria proposta attraverso strutture più snelle e tempistiche più brevi. In realtà di brani corti all’interno del nuovo album non ce ne sono quasi, anche se si è passati da composizioni che mediamente andavano oltre gli otto minuti a quelle attuali che si attestano sui sei. La prima cosa evidente già dal primo ascolto è una super produzione, opera della stessa band, che ha scelto dei suoni potenti e pesanti; il mixing da manuale di Dan Swanö poi fa sì che tutti gli strumenti riescano ad emergere e a creare un unicum musicale davvero imponente. Dietro questa magniloquenza però bisogna segnalare una lieve inflessione dell’ispirazione, evidente sia in alcuni brani in particolare che nella ricerca spasmodica di un’unica struttura di riferimento che fa sì che tutte le canzoni (o quasi) inizino con arpeggi chitarristici, si irrobustiscano con il passare dei minuti, esplodano in ritornelli non sempre efficaci e si concludano come erano iniziate. Tutto ciò ovviamente non è ciò che ci si aspetta da una band di metallo progressivo che tra i propri numi tutelari ha band del calibro di Nevermore e Queensryche. Per assurdo va a finire che il brano migliore del lotto sia la conclusiva title track, che in realtà svolge funzioni da outro: il brano però è splendido, paragonabile ad una “The Bard’s Song” dei Blind Guardian completamente epurata da ogni tentazione folk. Molto bene anche “Destroyer Of Bloodlines”, molto concreta e poco progressiva, anche se gode di fortissimi rimandi ai Queensryche più epici del periodo precedente a “Operation: Mindcrime”. Il capolavoro di Tate e soci peraltro viene citato chiaramente in “In Silence With My Scars”, molto giocata su di un’emotività palpabile. Alcuni lampi di classe sono presenti anche in altre tracce: da segnalare la cupezza degna degli ultimi Angel Dust (“Denial”) , il flavour sudista memore dei Black Label Society (My Fallen”) e il pathos incredibile del chorus di “Wayward Soul”, che però d’altro canto offre una strofa decisamente insipida. Ed insipide sono anche “Flood River Blood” e “Voyage Of Discovery”; la prima ha un ritornello powereggiante quasi irritante per la sua pochezza, mentre la seconda, tolto un buon break progressivo, si risolve in un mid upper tempo senza infamia né lode. Insomma, i Communic mettono insieme un album discreto e nulla più, con poche idee ma suonato e prodotto in maniera eccelsa, cosa che trarrà in inganno più d’uno. Magari le nostre aspettative erano troppo alte, ma siamo sicuri che questo nuovo “The Bottom Deep” non sia quasi mai all’altezza dei suoi ottimi predecessori.