6.5
- Band: CONAN
- Durata: 00:40:00
- Disponibile dal: 02/04/2012
- Etichetta:
- Burning World Records
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Un buon lavoro che farà la felicità di coloro che apprezzano band come Electric Wizard e Sunn O))) è quello che ci presentano i Conan, trio inglese dedito appunto ad un doom metal pesante, dilatato e ricco di contaminazioni pur nella sua semplice essenzialità. La band suona una sorta di lento ed ascetico metal primordiale, senza fronzoli ed orpelli, con chitarre che, pur non raggiungendo mai le accordature parossistiche della/e band di O’Malley, (ri)suonano nelle nostre orecchie in modo pesante, ossessivo ed atmosferico, andando a sfiorare un drone-doom quasi ipnotico e siderale. Lunghe parti strumentali, a volte fortemente debitrici ad uno sludge esasperatamente “slabbrato”, vengono spezzate da vocals che spesso riecheggiano come dei canti monastici, distanti da tutto come litanie avulse dall’esoscheletro musicale costruito con pesanti mattoni di note pachidermiche. Decisamente buona l’idea di doppiare la voce, una urlata, lontana ed inquietante come un grido d’aiuto, ed una seconda in tonalità più bassa, che insieme vanno a creare un effetto (aiutate da una voluta inespressività e povertà nelle linee vocali) di alienazione e paradossalmente di coinvolgimento in questo maelstrom di suoni e sensazioni. I dati negativi sono riscontrabili nell’eccessiva omogeneità dei brani e dei riff, spesso intercambiabili tra le tracce, nonché in una produzione che, pur buona, avrebbe potuto esaltare maggiormente il muro di chitarre innalzato dal trio d’oltremanica. La sensazione (a volte piacevole) che danno i Conan è quella che loro si trovino e ci facciano trovare in un limbo senza una precisa direzione e forse, se calcassero la mano sulla loro tanto sbandierata epicità (presente onestamente in misura minore da quanto scritto dalla stampa inglese), avremmo una band con maggior carattere, impatto e personalità. Sicuramente un ottimo prodotto, destinato ovviamente ad un mercato di nicchia che saprà certo godere di quanto proposto in questo “Monnos”.