6.0
- Band: CONCEPT PROJECT
- Durata: 00:31:31
- Disponibile dal: 29/07/2016
- Etichetta:
- SG Records
- Distributore: Andromeda
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I Concept Project avevano debuttato qualche anno fa con un disco strumentale che non aveva suscitato critiche particolarmente positive. A distanza di qualche tempo, a quanto pare, Marco Vitali, apprezzato chitarrista di Ibridoma e Antagonism, che aveva fatto effettivamente parte di quel disco, si è appropriato del moniker per realizzare un album di fatto solista. A differenza del full-length di debutto, stavolta la maggior parte dei brani sono cantati (solo “Fly”, infatti, è interamente strumentale) e per l’occasione Vitali è riuscito a coinvolgere diversi nomi: tra questi, citiamo innanzitutto il suo compagno negli Ibridoma, Christian Bartolacci, nonchè Stefania Salladini (con Marco negli Antagonism), ma anche un personaggio del calibro di Blaze Bailey, che presta la propria voce nel brano “Land Of Flames” (dove il chitarrista coinvolge in effetti pure tutti gli altri ragazzi degli Ibridoma). Non ci sono, tuttavia, solo cantanti come guest, perchè Vitali ha chiamato in causa anche alcuni colleghi, tra cui segnaliamo Steve Volta e Theodore Ziras. Insomma, un cast di tutto rispetto, al quale tuttavia non corrisponde un disco di pari livello: pur essendo valido dal punto di vista chitarristico e degli assoli, i brani sono in verità molto nella media. L’album è costituito infatti da nove tracce, per una durata che supera di poco la mezz’ora, dove il materiale è piuttosto vario e forse anche un po’ disomogeneo: anzitutto, stranamente presentato come un album AOR, davvero nulla ha a che vedere con questo genere, spaziando più che altro tra rock e hard rock. Tra gli highlights segnaliamo proprio due brani più duri come “Victory” e il metal del già citato “Land Of Flames”; ben riuscita “River Of Madness”, così come niente male è la più orecchiabile “Angel”. Buone, poi, le performance di voci femminili come quelle di Stefania Salladini e Francesca Bonvini, che danno quanto meno un po’ di colore a due canzoncine, rispettivamente “Find The Light” e “Sabrina” (unico brano in italiano), mentre ci saremmo aspettati di più dalla strumentale “Fly”, che appare poco più che un esercizio di stile. Tirando le somme, abbiamo trovato apprezzabile il tentativo di Vitali di non fare il solito disco di shredding destinato a soli chitarristi, puntando più su delle vere e proprie canzoni. Purtroppo però, a conti fatti, si tratta di un lavoro ben poco incisivo, che arriva alla sufficienza principalmente grazie alla bravura dei suoi interpreti: peccato, perchè con qualche sforzo in più in termini di produzione e di songwriting, avremmo potuto parlare di ben altro disco.