CONCRETE AGE – Spirituality

Pubblicato il 14/11/2020 da
voto
7.5
  • Band: CONCRETE AGE
  • Durata: 00:37:53
  • Disponibile dal: 01/10/2020

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Benché attivi da dieci anni e con alle spalle ben sei full-length precedenti a questo, ammettiamo di arrivare solo ora ai Concrete Age e al loro ‘ethnic metal’, ed una volta tanto il pur autoriferito termine per definire il genere di una band non sembra essere buttato lì a casaccio per fare un po’ di scena. Il gruppo nasce nel 2010 in Russia per poi stabilizzarsi, nel 2015, a Londra, e nella sua line-up vede musicisti provenienti da Italia, Bulgaria, Russia. Detto questo, il genere musicale dei Concrete Age è un misto molto interessante di thrash, death (e francamente un certo ché alla Blind Guardian prima maniera) che si rifà a degli stilemi abbastanza classici degli anni’90, ma al quale vengono aggiunti strumenti tipici di diversi paesi, quali Turchia, Giappone, Armenia, India e altri, sebbene la cultura tibetana sia quella che connota maggiormente la musica e i musicisti in sé. Sembra un mix bizzarro ed in effetti lo è: “Spirituality”, settimo disco – autoprodotto – del gruppo, vive in equilibrio tra tribalismi, percussioni e assoli di dijiridoo, dove però trovano spazio delle aperture di una aggressività cieca e assieme momenti estremamente musicali, pulsanti, con una capacità di costruzione dei brani che se a prima vista appare caotica diviene, con gli ascolti, decisamente armoniosa e coesa nella propria disordinata coerenza. E così l’etnicismo non diventa orpello bensì vero e proprio corpo, parte integrante di brani death metal violentissimi (“Tomahawk Song”, per esempio, o “Poets Of The Northern Mountain”) o con un groove da fare impallidire molti più blasonati colleghi come in “Dogon”.
L’eclettismo del progetto non inficia in alcun modo la sua vena extreme metal, anzi, la esalta e permette di far apprezzare entrambe le connotazioni del progetto. Insomma, i Concrete Age sfornano un album che pur rimanendo assolutamente ancorato al mondo del metal estremo si rivela personale e assieme non vive soltanto della sua particolarità ma di composizioni ben costruite e godibilissime. Li terremo sott’occhio, questo è certo.

TRACKLIST

  1. Ratel King
  2. Welcome Back
  3. Spirituality
  4. Isis Flower
  5. Om Namah Shivaaya
  6. Dogon
  7. Tomahawk Song
  8. Poets of the Northern Mountain
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