7.5
- Band: CONCRETE WINDS
- Durata: 00:26:59
- Disponibile dal: 26/11/2021
- Etichetta:
- Sepulchral Voice
Spotify:
Apple Music:
È con ancora impressa nella mente la carneficina inscenata all’ultimo Kill-Town Death Fest che chi scrive si è approcciato al ritorno discografico dei Concrete Winds, realtà nata dalle ceneri dei mefitici Vorum ed entrata nell’elenco delle band più invasate e parossistiche dello scenario underground death metal grazie all’esordio “Primitive Force” del 2019. Di quell’album – riproposto praticamente per intero al suddetto festival danese – ricordavamo l’indomita e indomabile ferocia, la capacità di scavare tra le pieghe di un suono antico e spudoratamente lo-fi per restituire una visione di metal estremo del tutto degenerata, il ripudio verso qualsiasi tipo di sovraincisione o abbellimento stilistico… e bastano una manciata di secondi di questo “Nerve Butcherer” per accorgersi di come le cose non siano minimamente cambiate nella testa del cantante/chitarrista P.J. (anche nei più quotati Degial) e del batterista Mikko, i quali ripiombano sul mercato con un’opera parimenti barbara e dalle variazioni sul tema minime.
Ci troviamo insomma di fronte ad un nuovo assalto scriteriato e dall’indole teppista lanciato nel nome di Necrovore, Sarcófago, primissimi Morbid Angel e di tutte quelle realtà cresciute nell’alveo del death/thrash e del proto-black metal di fine anni Ottanta; una corsa a perdifiato in cui l’intensità di esecuzione diventa sete di sangue e fame di uccidere, quasi come se la tracklist fosse stata concepita in preda ad un attacco idrofobo. Un approccio talmente ‘no compromise’ da mettere a dura prova anche il death metaller più scafato, lo stesso che può essere rintracciato nelle opere di gente come Necrowretch e Ascended Dead, ma che a conti fatti non smette di irretire in virtù di una scrittura efficientissima a cui piace andare al sodo con la delicatezza di una mazza ferrata, tra piogge di riff basici e assassini e un tappeto ritmico a dir poco penetrante e forsennato.
Rispetto a “Primitive…”, si segnalano giusto una performance vocale meno effettata, dei suoni più pieni e un incremento dei ‘tupa-tupa’ da scuola dell’obbligo ripetuta più volte, ma le differenze finiscono sostanzialmente qui: dalla titletrack posta in apertura alla conclusiva “Astomatous Vomiting”, passando per la ritmata e ignorantissima “Dissolvent Baptism”, la seconda prova in studio del duo finlandese spazza via ogni difesa nel nome di un’estetica, quella dell’extreme metal più diabolico e pestilenziale, da cui essere annichiliti e ridotti a brandelli, senza possibilità di resa. Niente prigionieri, nessuna pietà.