7.5
- Band: CONSTRUCT OF LETHE
- Durata: 00:40:29
- Disponibile dal: 20/06/2018
- Etichetta:
- Everlasting Spew Records
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Nati nel 2010 per volontà del tuttofare Tony Petrocelly, i Construct Of Lethe hanno dato alle stampe un solo full length prima di questo “Exiler”, che dunque, sulla carta, è il secondo album della loro carriera; tuttavia, ascoltandolo, si direbbe di trovarsi alle prese con un gruppo ben più esperto. “Exiler” è un platter, infatti, di una maturità oggettiva, che ci mette in bella mostra una band con le idee estremamente chiare sulla direzione che deve avere il death metal che ci propongono. Il suono sprigionato puzza di Morbid Angel (era “Gateways…”, o, più in generale, periodo Tucker), Immolation ed Hate Eternal: niente di realmente nuovo, se vogliamo, ma l’intensità e il pathos la fanno da padrone, dando vita a un disco entusiasmante e da godere tutto d’un fiato. Ciò che colpisce in particolar modo è l’intelligenza delle trame chitarristiche e la varietà di soluzioni che vengono messe ad esclusivo servizio della fruizione dei brani. Il riffing è infatti sapientemente bilanciato tra momenti di furia totale e rallentamenti più rocciosi, troviamo momenti caotici e vorticosi ma anche frangenti più melodici ed evocativi; blastbeat e stacchi cadenzati trovano il loro giusto spazio in una serie di dinamiche fluide e al contempo compatte. In generale, “Exiler” è un album molto cupo nelle sue atmosfere, ma non è un’oscurità impenetrabile ed inaccessibile; è proprio questo probabilmente uno dei motivi principali della sua valutazione estremamente positiva: al suo interno infatti troviamo determinati frangenti di grande e ampio respiro, dal taglio quasi epico, ma mai realmente pomposo o pacchiano. Ancora più nello specifico, un grande punto di forza sono molti degli assoli presenti, i quali non sfociano praticamente mai nella cacofonia, se non quando strettamente necessario (sentire “Soubirous”, per capire meglio il senso di quanto affermato).
Per finire, come ciliegina sulla torta, anzi due, citiamo altri due aspetti degni di nota, che ad alcuni potranno forse apparire marginali, ma in un contesto di un lavoro ben riuscito, aggiungono ancora più valore: il primo è una gran bella produzione, potente ma non bombastica, perfettamente centrata con l’indole della band. Il secondo è un artwork notevole, fuori dai soliti cliché di mostri e sbudellamenti vari o figure incomprensibili ai più. “Exiler” è un disco di grande passione e intelligenza, insomma, suonato da gente che mastica e conosce a menadito il metallo della morte. Se anche voi vi riconoscete in questo identikit, non lasciatevelo sfuggire; sarebbe un vero peccato.