7.0
- Band: CONTINUUM OF XUL
- Durata: 00:18:04
- Disponibile dal: 27/05/2022
- Etichetta:
- Lavadome Productions
Spotify:
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Procede a piccoli passi la carriera dei Continuum of Xul, che dopo un primo demo rilasciato nel 2019 (e distribuito in formato cassetta l’anno successivo) decidono di ripresentarsi sul mercato con un EP di cinque brani utile sia a testare la nuova line-up, sia a sancire l’accordo con la ceca Lavadome Productions, etichetta piccola ma dal roster notoriamente selezionato e di qualità.
Potendo oggi contare sull’apporto di Void al basso (Feed Them Death) e di Giulio Galati alla batteria (Hideous Divinity), il gruppo guidato da Tya (voce, ex Antropofagus) e Matteo Gresele (chitarra, Ad Nauseam) organizza un nuovo tour panoramico dell’Inferno a bordo di un ottovolante griffato Hate Eternal, Morbid Angel, Rebaelliun e altri totem della scena death metal di fine anni Novanta/inizio anni Duemila, collocandosi quindi in una nicchia estremamente specifica per la quale è impossibile non rispolverare il detto ‘prendere o lasciare’. L’attacco di “I Shall Be Thy Lord”, del resto, parla chiaro: pochi secondi e l’impressione è quella di rivivere le fustigate inferte da dischi come “King of All Kings” o “I, Monarch”, per un assalto che comunque, a differenza di quello architettato all’epoca da Mr. Rutan, sa anche inglobare qualche variazione ritmico-chitarristica per renderne più profondo e dinamico lo svolgimento. Segnali di un songwriting un po’ meno barbaro e ‘ignorante’ del previsto che la successiva “Dreaming in the Underworld” ribadisce attraverso una colata di soluzioni ottenebranti e avvolgenti, estremizzando l’idea alla base di una “God of Emptiness” e sprofondando in lidi doomeggianti senza poi farsi mancare un assolo allucinato di chiara marca Azagthoth.
Detto inoltre di una buona cover di “A Equinox of Fathomless Disheartenment” degli Absu, non ci resta che ripetere il discorso fatto a suo tempo per il succitato demo: senza ovviamente reinventare la ruota, i Continuum of Xul dimostrano di avere la stoffa per affrontare la materia death metal in modo più che appagante, concentrandosi oltretutto su una branca del filone non molto considerata oggigiorno. Per coloro che ogni tanto desiderano respirare ancora quei venti tempestosi e blasfemi, l’ascolto di “Falling into Damnation” è inevitabilmente consigliato.