7.0
- Band: CONTRARIAN
- Durata: 00:32:40
- Disponibile dal: 20/11/2015
- Etichetta:
- Willowtip Records
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Non il classico fulmine a ciel sereno targato Willowtip, ma comunque un solido esempio di death metal tecnico e progressivo sulla scia di Atheist, Death e Pestilence. Questa la conclusione che è possibile trarre dall’ascolto di “Polemic”, prima prova sulla lunga distanza dei newyorkesi Contrarian. Una formazione giovane, nata solo lo scorso anno, ma già determinatissima e con le idee ben chiare sul taglio da dare alla propria proposta, tanto da scomodare come turnisti due volti noti del calibro di George Kollias (Nile) e Leon Macey (Mithras, Sarpanitum). Il sestetto ci scaraventa addosso nove brani che – a dispetto della piega presa ultimamente da certe sonorità – non amano perdersi in chiacchiere o in esibizionismi fini a loro stessi, concentrandosi innanzitutto sull’impatto e sulla fluidità delle trame che li compongono. Non è un caso, insomma, che l’album duri poco più di mezz’ora: pur non rinunciando al loro bagaglio di finezze, i Nostri mirano a limare tutto il limabile, all’insegna di un songwriting asciutto e compatto che sovente sfocia in episodi estremamente catchy (“Need For Apathy”, “Foreknowledge”, “Predestined”), in cui chitarre e sezione ritmica vanno di pari passo senza mai perdere il filo logico del discorso. Anche l’approccio vocale si discosta notevolmente da quello in voga tra gli emuli di Chuck Schuldiner e Kelly Shaefer, con un growling preso di peso dagli ambienti più marci e gorgoglianti del genere – quelli bazzicati da Gorgasm e Condemned, per intenderci – a fare da collante tra le sonorità fantascientifiche prodotte dalla band, sottolineate, oltre che dallo sgargiante artwork di copertina, da una serie di melodie che non sapremmo come altro definire se non siderali. Va detto che forse, allo stato attuale delle cose, ai Contrarian manca ancora qualcosa per compiere il cosiddetto salto di qualità, e che non tutte le canzoni si attestano sui livelli di presa e coesione sopra descritti, ma se siete fan di certo techno-death anni ’90 fatevi avanti senza indugi: potreste rimanere piacevolmente sorpresi.