CONVERGE – Jane Doe

Pubblicato il 01/09/2011 da
voto
9.0
  • Band: CONVERGE
  • Durata: 00:45:22
  • Disponibile dal: 04/09/2001
  • Etichetta:
  • Equal Vision

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Siete mai stati presi a picconate sugli incisivi? Vi hanno mai puntato una sabbiatrice ad aria compressa in piena faccia? Siete mai stati gettati in un pozzo pieno di motoseghe accese? No? Allora ascoltate “Jane Doe” dei Converge e avrete una realistica idea di cosa si può provare nel subire una violenza similie senza finire invalidi, o peggio stecchiti. Era il 2001 quando la Equal Vision Records, licenziò il disco che ha ridefinito, re-inventato e riforgiato l’immaginario moderno di cosa significa suonare hardcore metallico ai massimi livelli. Con “Jane Doe” il punk smette di essere musica puramente da barricata, cazzona, insolente e rude e comincia a fare sul serio, tremendamente sul serio. Mette in riga, surclassa, a tratti umilia il death metal, il grind, e addirittura il prog. Diventa sontuoso, strutturatissimo e maestoso senza perdere un briciolo della sua viscerale emozione. Il termine “post-hardcore” viene scippato a tante band sludge e doom e ritorna di diritto tra le braccia del punk più annichilito ed oltranzista grazie ai Converge.“Jane Doe” è un album letteramente inarrestbile che viaggia a velocità incontrollata, come un treno merci carico di veleno e rifiuti tossici lanciato in discesa senza conducente. Allo stesso modo il suo disegno perverso si compie su due binari ben distinti. Il primo: una ferocia mai azzardata prima. Mai, in nessun ambito hardcore e oltre, da nessuno prima era stato mai concepito un orrore sonico così debordante. Una violenza anche difficile da capire e ancora più difficile da accettare e sopportare. Questo album, letteralmente, vi sbrana la faccia senza pietà. Il secondo: una visione artistica e una ambizione creativa completamente debordanti. Senza precedenti.  “Jane Doe” è un capolavoro assoluto non solo nel risultato dunque, ma incredibilmente, proprio negli intenti. E’ così “Jane Doe”… Non un caso. Non un miracolo. E neanche un “errore”. No, è sublimazione di una idea e di una visone ben precisa. E’ un’arma micidiale studiata fin nelle minime nervature e realizzata con cura e sapienza tanto maniacale quanto perversa, da quattro individui che non hanno mai visto il mondo come chiunque altro. “Jane Doe” ha introdotto un perfezionismo, una logica, una follia creativa e una visione artistica completamente fuori di testa che erano del tutto sconosciute ed impensabili per il punk e anche per il metal in generale fino alla sua apparizione sulla scena estrema mondiale. “Jane Doe” è fatto essenzialmente di queste due variabili – nessun limite alla ferocia, e nessuna restrizione per le possiblilità di una espressione artistica spinta oltre il limite supremo – e il mix che ne scaturisce, è in una sola parola, devastante. Dalle prime note di “Concubine” si percepisce immediatamente che ci si trova davanti a qualcosa di inaudito. Di terribilmente sbagliato e preoccupante. Qualcosa che non sarebbe dovuto succedere. Un minuto e diciannove secondi di puro terrore concentrato che annuncia un calvario sonico di proporzioni gigantesche. La prima cosa ad apparire completamente fuori dal normale sono le voci di Jacob Bannon, che hanno dato vita ad una nuova e delirante idea di intendere lo screaming. Non più solo aggressività, belligeranza e rabbia, ma anche e sopratutto orrore totale, paranoia incontrollabile e strazio infinito. Le voci di Bannon hanno reinventato lo screaming mostrando che le corde vocali umane erano capaci di cose impensabili fino ad allora, e che il disagio e la sofferenza che possono veicolare sono sterminate. Non importa quanto l’anima soffra, per la prima volta le corde vocali possono, finalmente, starle dietro, farle giustizia e unirsi al suo calvario. Il secondo aspetto introdotto dal disco, che fa letteralmente franare la terra da sotto i piedi e che ha polverizzato ogni limite musicale esistente fino ad allora nel mondo dell’hardcore metallico, è il lavoro delle chitarre di Kurt Ballou. Ballou è come un killer che oltre ad essere completamente fuori di stesta è anche dotato di un talento alieno e in possesso di un piano infallibile, studiato fino alla pazzia e destinato a funzionare alla perfezione, cosa che lo rende altamente pericoloso. Il lavoro di chirarra di Ballou, come per le voci di Bannon, è del tutto inaudito, assolutamente colossale, e ha completamente reinventato il guitar playing nel mondo dell’hardcore, del metalcore e dell’extreme metal più evoluto, generando una sfilza di imitatori che si perde ormai a vista d’occhio. I groove di Ballou sono semplicemente impossibili. Scorticano e sbranano l’aria come fauci rabbiose, strappano membra a destra e sinistra, ribolliscono, si dilatano in grottesche bolle di magma rovente e poi implodono comprimendosi in sciami assassini di riff strutturalmente collassanti e completamente senza senso, bellissimi nella loro violenza incontrollata e maestosissimi nella loro insaziabile fame di perfezionismo e cieca crudeltà. La sezione ritmica del batterista Ben Koller e del bassista Nate Newton regge benissimo tutta questa foga incontrollata, rincarando addirittura la dose con un impianto percussivo e propulsivo assolutamente sfiancante e distruttivo. Il tempismo ha fatto il resto. Tutto questo genio materializzatosi allo stesso posto e allo stesso tempo ha dato vita dodici canzoni che non hanno una falla, una crepa, una imperfezione, un cavillo o un punto debole. Una dopo l’altra partendo da “Fault And Fracture”, “The Broken Vow”, passando per “Homewrecker”, “Hell To Pay”, “Bitter And Then Some” la straziante “Thaw” e così via, “Jane Doe” si strotola e si dispiega con la potenza di una calamità naturale, con la foga distruttiva di una pestilenza dilagante o di una catastrofe inarrestabile, per finire poi negli undici, interminabili, insopportabili, e smembranti minuti di quell’incubo sludge metal sterminato che è la title track. Quando arriva il silenzio le orecchie sanguinano, e il cervello fatica a ricomporre le tessere di un mosaico apocalittico e completamente impossibilie. Si potrebbero spendere mille altre parole su “Jane Doe”. Sui testi sublimamanete introspettivi e splendidamtne poetici, sull’artwork stupendo di Bannon, sulla carriera folgorante di Ballou come produttore raffinatissimo che ha preso il volo dopo l’uscita del disco, sul contributo fondamentale che l’album ha dato alla nascita della Deathwish di Bannon (che ha imposto nuovi e stravolgenti standard stilistci nel mondo dell’hardcore), e sulle legioni sterminate di imitatori che il disco ha generato. La verità unica e innegabile è che sono passati dieci anni esatti dalla sua pubblicazione, e questo disco non solo è ancora completamente ineguagliato, ma non accenna a fermarsi e il suo fascino sanguinario e magnetico sembra addirittura aumentare col passare del tempo. E’ salito in cattedra un decennio fa per non scendere mai più. 4 Settembre 2001, segnatevi questa data dunque, perchè da quel momento in poi il mondo dell’extreme metal ha preso uno sventolone micidiale dal quale non si è mai più ripreso.

TRACKLIST

  1. Concubine
  2. Fault And Fracture
  3. Distance And Meaning
  4. Hell To Pay
  5. Homewrecker
  6. The Broken Vow
  7. Bitter And The Some
  8. Heaven In Her Arms
  9. Phoenix In Flight
  10. Phoenix In Flames
  11. Thaw
  12. Jane Doe
2 commenti
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