7.0
- Band: CORAM LETHE
- Durata: 00:45:00
- Disponibile dal: 04/06/2012
- Etichetta:
- Buil2kill Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Dopo oltre dodici anni di carriera e quattro full-length album, si può effettivamente parlare dei toscani Coram Lethe come di una formazione autorevole nel panorama extreme metal italiano. Il pregevole debut album “Reminiscence” viene ancora oggi ricordato con piacere da tutti coloro che si nutrivano di underground italiano nei primi anni 2000 (importante fu anche l’inclusione di un brano nell’allora celebre CD compilation della rivista Psycho!), ma anche con i successivi capitoli discografici i Nostri sono sempre riusciti a ben figurare, non raggiungendo mai una vera e propria notorietà a causa esclusivamente di qualche cambio di lineup di troppo e di un supporto promozionale mai adeguato all’effettivo valore della band. Comunque, oggi ritroviamo i Coram Lethe su Buil2Kill Records, con un nuovo cantante – Gabriele Diana – e con un sound parzialmente rinnovato, che vede i ragazzi inglobare spunti progressive nel loro death-black metal d’assalto. Pare che il gruppo abbia recentemente scoperto i seventies e l’influenza del mondo prog di quel periodo viene svelata tramite il riffing cangiante di una traccia come “Hipno-Magik”, gli hammond di “Waxed Seal” o i melliflui stop’n’go e gli stacchi acustici di “Light In Disguise”. Per chi vive soprattutto di pane e metal, sarà comodo snocciolare paragoni con i soliti Opeth, ma tali raffronti potrebbero facilmente fuorviare, dato che i Coram Lethe posseggono un’aggressività e una forza scardinatrice sicuramente maggiore rispetto a quelle in dote agli svedesi, anche nei loro momenti più brutali. D’altra parte, il background dei Nostri risiede stabilmente nel techno-death degli anni ’90 (Death in primis) e nel death-black scandinavo della stessa decade (Naglfar, ecc) e gli elementi portanti di tali filoni – rielaborati a dovere – non vengono mai a mancare nelle composizioni del gruppo nostrano. Con “Heterodox” ci troviamo quindi alle prese con un album che da un lato conferma le doti ormai note dei Coram Lethe, ma che, dall’altro, prova a gettare ponti verso un modo di intendere il metal estremo più articolato e melodico per gli standard della band. Il risultato è assolutamente soddisfacente quando il quintetto si cimenta in brani lunghi e ad ampio respiro come appunto “Hipno-Magik” o la conclusiva, semi-strumentale, “Monolith Radiant”, mentre lascia un pochino interdetti nei casi in cui i ragazzi provano a osare molto anche sul fronte vocale; certi interventi di cantato pulito appaiono infatti davvero poco aggraziati (“The Stench of Extinction”) e arrivano quasi a compromettere la riuscita dell’intero pezzo. Una vaga influenza Mastodon che in un tale contesto stride un po’ con l’afflato strumentale, facendo per una volta apparire i Coram Lethe come una band dalle idee poco chiare. Si tratta in ogni caso di momenti in un platter che appunto gode per lo più di un songwriting competente ed equilibrato. Difficile ora affermare se “Heterodox” sia o meno un album di transizione, ma resta il fatto che la nostra voglia di seguire le future mosse dei Nostri è comunque lontana dallo scemare.