7.0
- Band: CORA'S HEART
- Durata: 00:40:24
- Disponibile dal: 09/01/2023
- Etichetta:
- Flowing Downward
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Victoria Carmilla Hazemaze, sempre che questo sia il so vero nome, è un’entità di recente comparsa sulla scena metal – e dintorni, data la partecipazione anche a progetti più smaccatamente ambient e sperimentali. All’attivo dovrebbe avere circa una dozzina di band, con almeno il doppio di EP e dischi pubblicati, il tutto in soli tre anni dal primo vagito discografico.
“Anima” è il resoconto lugubre ed elegiaco di un viaggio all’interno di se stessi, non a caso racchiuso da una intro e una chiusura brevi, dilatate ed evocative come si confà a un racconto romantico. Nel corpo di questa narrazione trovano posto sei brani – o capitoli, se preferite – sorretti principalmente da trame ridondanti ed emozionanti di tastiere ariose e theremin, perfette per dipingere abissi percettivi che intersecano pulsioni goth e black metal, soprattutto sul versante cosmic a cui ci ha ben abituato Flowing Downward (e ancor più e prima la sua etichetta “madre”, ossia Avantgarde). Immaginate un improbabile punto di incontro tra i Lycia, particolarmente evidente nelle suggestive linee vocali diafane che Victoria alterna allo scream più dilaniante, e i Limbonic Art per la prosopopea degli arrangiamenti: ecco un’idea di quello che vi aspetta tra questi asfissianti solchi. Asfissianti, perché nemmeno per un minuto si riesce a liberarsi del senso di trascinamento in un vortice di dolore, in cui parallelamente alla dimensione più malinconica sopra descritta riceviamo anche i fustiganti colpi di una batteria feroce, che quando compare lo fa quasi esclusivamente in blast-beat, a sorreggere gli sferzanti riff delle chitarre. Quando poi, sulla distanza, la ricchezza delle armonizzazioni e l’intenso contrasto tra le due anime della band, risultano un po’ ripetitive e fanno perdere mordente alla proposta, il Cuore di Cora trova nuova linfa guardando ad arrangiamenti e sonorità che strizzano l’occhio al pop elettronico e a certe colonne sonore degli anni Ottanta: “Inexistencia” o “Anelho” rientrano nella prima categoria, mentre “Un Ser Sin Luz”, l’ultimo brano vero e proprio prima dell’outro, ricorda perfino certe trovate di Vangelis.
Non sappiamo quanto futuro avrà questo progetto nella vasta (e dispersiva) produzione della Hazemaze, ma nell’altrettanto dispersivo mondo del metallo nero di matrice spaziale ci sembra un’uscita decisamente meritevole.