7.5
- Band: CORNERSTONE
- Durata:
- Disponibile dal: 17/11/2003
- Etichetta:
- Massacre Records
- Distributore: Self
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“Once Upon Yesterdays” è il classico album che non ti aspetti, considerando ciò che questa formazione era stata in grado di produrre nelle precedenti sortite discografiche. Partiti in sordina con due lavori zoppicanti, (“Arrival” del 2000 ed il successivo “Human Stain” del 2002), chiari esempi di un’indecisione stilistica preoccupante, i Cornerstone sembrano aver cancellato in un sol colpo quell’aura di mediocrità che aleggiava attorno alle loro composizioni passate. La storia di questa formazione è in realtà particolare, in quanto le principali attenzioni intorno al nome Cornerstone derivano dalla caratura dei personaggi coinvolti nel progetto: il bassista/produttore Steen Mogensen (ex Royal Hunt) ed il vocalist Doogie White, celebre per essere stato il vocalist dei Rainbow nel controverso “Stranger In Us All”, per poi approdare alla corte di Malmsteen. Sembrano lontani i tempi in cui abbondavano i riferimenti compositivi ai Royal Hunt o ai Rainbow dell’era Turner, per lasciare spazio ad un hard rock di gran classe e giocato su ritmiche cadenzate, dove le componenti di stampo sinfonico sono ridotte all’osso, ideale tappeto per le trascinanti interpretazioni di Doogie White. L’introduttiva “Welcome To Forever” è l’unica traccia riconducibile allo stile compositivo tipico della band di Andre Andersen, ma fa anche da spartiacque con le restanti composizioni, che riescono ad ammaliare proprio in virtù di un mood intimista di rara efficacia. Un velo di grigio che avvolge anche le due superbe ballad “Some Have Dreams” e “Man Without Reason”, episodi che sembrano stridere rispetto alla folkeggiante “End Of The World”, uno dei picchi assoluti del lavoro. Una band ritrovata, finalmente conscia delle proprie qualità compositive, e non più il gruppo sfigato di un ex Rainbow e di un ex Royal Hunt.