5.0
- Band: CORONATUS
- Durata: 00:48:08
- Disponibile dal: 25/10/2013
- Etichetta:
- Massacre Records
- Distributore: Audioglobe
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‘Nessuna nuova, buona nuova’, si suol dire…ma in questo caso certo questo vecchio adagio non trova proprio la sua conferma migliore. Di ‘nuove’ dai Coronatus ne volevamo eccome…ma anche questa volta, da segnalare di diverso dagli album che precedettero “Recreatio Carminis”, c’è proprio poco, e questa non è affatto una buona notizia, almeno per noi che ascoltiamo. Come negli album precedenti, infatti, “Recreatio Carminis” ci presenta un gothic metal con cantato femminile estremamente di maniera, poco incline a colpi di scena e soluzioni impreviste e assolutamente avulso dal concetto di originalità: insomma, il solito minestrone tra power e sinfonico dai toni decadenti e romantici, che un po’ sa di Nightwish, un po’ richiama i Within Temptation e in qualche modo fa in alcuni punti il verso agli Epica. E basta. Troppo poco, considerando che siamo al quinto album. Sul precedente “Terra Incognita” qualche cenno di ripresa c’era stato, e le chitarre un po’ più potenti e il suono di tastiera meno stucchevole fecero meritare a quell’album una striminzita sufficienza, ma qui non si sono fatti, appunto, passi in direzione di una capitalizzazione di tale miglioramento, motivo per il quale l’ago del voto va a riabbassarsi sotto la sufficienza. Di vere e proprie pecche formali non ne troviamo: il disco suona piacevole grazie ad una produzione aderente ai canoni stabiliti per il genere, le melodie funzionicchiano anche in qualche frangente e sono sempre bene interpretate dalle (adesso) tre belle cantanti (sono aumentate dopo il ritorno della vocalist originale Carmen),tutte e tre impegnate ad alternarsi tra tenori a volte rock e a volte liricheggianti…ma poi il tutto finisce lì. Come scriviamo, i problemi sono più strutturali che formali: songwriting scialbo e ripetitivo, emozionalità inesistente, soluzioni al di fuori delle già citate melodie vocali o scontatissime o pacchiane. C’è qualche tentativo di mantenere una vena di musica folk nel tessuto del loro gothic metal, ma anche questi input non sono messi bene a fuoco, e invece di avere qualcosa che possa ricordare anche solo alla lontana Skyclad o i nostrani Elvenking, ci troviamo per le mani brani come “So Tantz”, che sembrano quasi una versione senza growl dei Finntroll più sguaiati e caciaroni. Insomma, nonostante appunto il disco non generi un senso di disgusto mentre lo si ascolta, nemmeno possiamo dire che ci colpisca positivamente, fosse anche solo in qualche passaggio. Il metal con cantato femminile è in fase di espansione ormai da anni e il mercato del sinfonico/gotico dalle diafane figliole strette nei loro ricchi corsetti è oramai in fase di saturazione da tempo. Di dischi come “Recreatio Carminis”, ora come ora, non ce n’é proprio il bisogno.