6.0
- Band: CORONATUS
- Durata: 00:54:34
- Disponibile dal: 18/11/2011
- Etichetta:
- Massacre Records
- Distributore: Audioglobe
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Giunti al quarto album in cinque anni, i Coronatus sono tutt’altro che una band nuova o poco prolifica. Ma il difetto della band è sempre stato quello di non saper colpire l’ascoltatore con sufficiente potenza da poter ottenere la sua considerazione, e il fatto di non saper mettere a frutto quello che almeno nominalmente sembrerebbero essere i loro punti di forza: due cantanti femminili impegnate su registri differenti e vari elementi folkeggianti che dovrebbero in teoria avvicinare la band a gruppi quali gli Skyclad o i Crauchan, allontanandola dall’ombra del power o del gothic più canonici (soliti nomi: After Forever, Nightwish, etc). In realtà, anche se questi elementi sono effettivamente presenti nel suono, in qualche modo essi sembrano non bastare per sollevare da un mesto anonimato la proposta della band. Un passo in più sembra essere stato fatto: all’interno di questo “Terra Incognita” possiamo infatti trovare una chitarra ritmica decisamente più robusta che nelle passate uscite, affiancata al tentativo di investire su ritmi più spezzati e sincopati con la batteria, nella ricerca di qualche tentazione dal sapore progressive per arricchire la scialba base musicale. Ma ancora, questo seppur apprezzabile tentativo di dare una direzione più definita al sound non basta a dare la spinta conclusiva alla band. Ancora troppo legati, vocalmente parlando, alle fonde orme tracciate da madame Tarja e colleghe famose, i Coronatus non riescono a capitalizzare l’aumento di spinta della ritmica e rimangono adagiati sull’insufficiente sforzo espressivo che caratterizzava le altre deboli uscite. La base di tastiere si rivela sempre abbastanza stucchevole e non adeguatamente potente per seguire la più scintillante prova del chitarrista, mentre per questa volta ci sembrano azzeccati gli innesti folk, finalmente non più semplici fronzoli su materiale poco pregiato. Entrando questi elementi a fare parte dell’impianto sonoro del gruppo, essi non paiono più soltanto ‘appiccicati sopra’ allo scopo di servire da mero abbellimento: adesso i ritmi dal sapore celtico e gli strumenti atipici presenti sulle tracce compiono un lavoro più organico di uniformazione del suono, risultando nel complesso ben pensati. Tra luci e ombre, dunque, questo “Terra Incognita”. Merita una stiracchiata sufficienza per via del rilevabile miglioramento nel songwriting, ma l’indolenza con cui i difetti principali della band sono stati tralasciati – la prova delle cantanti, buona dal punto di vista tecnico ma fiacca da quello emozionale, e la stucchevolezza degli arrangiamenti – non soddisfa, facendoci arrivare alla conclusione che, se si vuole ascoltare musica buona cantata da donne, forse dobbiamo rivolgerci a lidi diversi dq quelli battuti dai Coronatus. Mezza promozione, dunque, ma il quarto disco è un traguardo po’ tardivo per arrivare a questi stiracchiati risultati…