7.0
- Band: CORPSEFUCKING ART
- Durata: 00:29:46
- Disponibile dal: 4/10/2024
- Etichetta:
- Comatose Music
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Quella di innovare, quanto quella di rinnovarsi, non è certo una prerogativa dei Corpsefucking Art. Dopo quasi trenta anni di esperienza alle spalle, la death metal band italiana sa con precisione dove andare a parare, evolvendo costantemente il proprio concept delirante su una base musicale triviale, metodica, per niente incline alla sperimentazione di formule non strettamente collegate ad un massacro primitivo e feroce.
La tavolozza utilizzata per raffigurare il loro cruento marasma sonoro non usa molti colori, ma il gruppo italiano sa dove mettere le giuste pennellate per raggiungere un risultato il più grottesco possibile. Tempi medi tritaossa, massicce sferzate in blast-beat e uptempo controllati dominano la scena in ogni brano, secondo un intenso climax di violenza assemblato di volta in volta con sadico spirito distruttivo.
“Tomatized” in apertura, così come “Blood Kitchen Garden”, “Dead Sushi” e quasi tutte le tracce in scaletta, mostrano oggi uno stile meno rifinito rispetto al passato, una volontà di esprimersi il più rozzamente possibile secondo uno spirito vicino a quello dei Mortician, che potrebbero rappresentare oggi la principale vena ispiratrice in “Tomatized” e che più spesso vengono in mente ascoltando le tracce in esso contenute.
Come detto, i Corpsefucking Art dimostrano maestria nella loro missione, riuscendo a concentrare in pezzi brevi ed un minutaggio totale esiguo la loro efficace rilettura di quella frangia del death più sozza e perversa, praticamente estranea a concetti come melodia ed atmosfera.
Al netto di un ridimensionamento della componente ‘ludica’ ai soli titoli e testi dell’album, nonché una fantastica copertina ad opera di Pierre De Palmas (Impetigo, Cliteater) e poche voci campionate, la band sembra oggi concentrata ad esplorare il suo lato più primordiale, lasciando in secondo piano velleità tecniche e comicità e puntando tutto sulla forza bruta e sul groove del riffing affilato delle chitarre e sulla possente prestazione in studio della batteria.
Se è vero che il gioco è bello quando dura poco, si riesce con “Tomatized” a non sfociare nella ripetitività fine a sé stessa, pur mostrando un filo di stanchezza compositiva nelle ultime battute della scaletta, dove alcune delle soluzioni scelte rischiano di diventare prevedibili.
Chiunque abbia ancora a cuore un approccio totalmente genuino ed old-school alla musica dovrebbe comunque dare almeno qualche ascolto a questo lavoro, che rafforza la sua posizione con gli ascolti e conferma una solidità compositiva ancora intatta.