8.0
- Band: CORRECTIONS HOUSE
- Durata: 00:44:57
- Disponibile dal: 23/10/2015
- Etichetta:
- Neurot Recordings
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Scott Kelly. Mike IX Williams. Sanford Parker. Bruce Lamont. Quattro menti del caos musicale organizzato, quattro eminenze grigie che nel corso della loro carriera artistica hanno forgiato, cresciuto e formato le anime tormentate di migliaia di ascoltatori alla ricerca del rumore perfetto, un rumore carico di sostanza ed evoluto, un rumore pensante ed intelligente. Quattro personaggi che non hanno bisogno di troppe presentazioni. Quattro musicisti che con il loro estro visionario creano, dentro questa casa di correzione che è il nostro cervello, armi per distruggere barriere e mura. Ostacoli che liberino la nostra anima. E lo fanno anche creando rumore disturbante nei Corrections House, con un secondo album dirompente e disturbante fatto di chitarra,voce, sampler, sax, tromba e batteria elettronica, pochi elementi messi al posto giusto per dare vita ad un un muro di suono che sì, prende spunto dai germi originari delle band di appartenenza (soprattutto Scott Kelly con richiami che ricordano non solo gli ultimi Neurosis, ma il lavoro fatto con i Shrinebuilder) ma si evolve in un perenne divenire, distruggendo ogni regola non scritta dell’avanguardia musicale per scriverne di nuove e sempre mutanti. La musica dei Corrections House si muove sul sintetico tracciato punk dei Skinny Puppy o sulle liquide melodie dark dei primi Swans, ma riesce a generare atmosfere cupe ed apocalittiche fino ad ora poco sentite generando melodie sinistre e strutture ritmiche sofferenti. La batteria elettronica ed i sampler di Sanford Parker sono pattern marziali che danno vigore e forma alle visionarie e lisergiche strutture chitarristiche di Scott Kelly e rendono ancora più acide e psichedeliche le linee di sax malate di Bruce Lamont. Le urla laceranti o il salmodiare declamatorio di Mike IX Williams violentano il nostro cuore tanto la sua interpretazione è pregna di odio e misantropico senso di appartenenza verso chi lotta per sopravvivere.Un disco che conferma lo stato di grazia di questo progetto, già con il debutto di qualche anno fa, avanti di un passo nella sperimentazione e nella ricerca di un suono malsano. L’alternarsi delle voci tra Scott , Mike e Bruce danno forza e dinamica ad ogni pezzo e l’amalgama ne giova, perché, anche usando timbri diversi, la voce della sofferenza è sempre la stessa. Un’ esperienza di industrial d’autore, dove musica neurosiana, avanguardia jazz noir e psichedelia drogata da iniezioni letali di ambient senza speranza si uniscono in una caleidoscopica sorgente luminosa pigmentata di nero e solo nero.Una colonna sonora apocalittica dove la desolazione dell’uomo moderno viene decantata e glorificata in nove episodi che cambieranno lo stato di salute della musica sperimentale odierna, portandola, come un malato terminale, alla morte. Una morte necessaria, peraltro, perché possa essere seguita da una nuova nascita artistica: un manifesto sonoro che spinge all’estremo le contraddizioni post apocalittiche di rivolta sociale degli Atari Teenage Riot e le reminiscenze di una vita stuprata raccontata dal miglior Tom Waits (“Vision Divide” struggente ed emozionante). “Know How To Carry A Whip” è un grido di dolore che dalle impenetrabili prigioni che sono gli incubi di Scott, Mike, Sanford e Bruce fa evadere rumore e desolazione, distruggendo timpani e lacerando cuori. Un disco che descrive la nostra società. Un disco urbano, di periferia. Un disco bordeline, di una bellezza difficile da comprendere ma da cui non si può che rimanere soggiogati ed ammaliati.