7.0
- Band: CORRUPTER
- Durata: 00:30:16
- Disponibile dal: 11/02/2022
- Etichetta:
- Godz ov War
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La nota etichetta polacca Godz Ov War setaccia costantemente il fango oscuro dell’underground estremo. Recentemente ha scovato in Francia un pozzo abbandonato dal quale ha estratto un’oscura sostanza appiccicosa. La fonte di provenienza di questo liquido dall’odore mortifero si chiama Corrupter: una sorgente appena nata dalla quale sgorga un ribollente death metal vecchia scuola. Il duo francese ha dunque aperto il varco a questo fiume sotterraneo di morte così rumoroso da meritare un posto in superficie. Ci troviamo così al cospetto di un nuovo debutto discografico intitolato “Descent Into Madness” in cui brulicano gli elementi feroci del passato aizzati dalle urla del presente. Mezz’ora è la durata complessiva del full-length dei Nostri, il tempo necessario che permette a tanta ferocia di poter sfociare liberamente sul vasto territorio death. Musicalmente ispirati, i Corrupter non estraggono alcuna sorpresa eclatante dal loro cilindro magico, ma svolgono diligentemente l’arduo compito di evocare una creatura sonora sontuosa e carica di intensità. La band, in nove brevi tracce, imbastisce una trama di riff violenti sovrastati da un drumming forsennato e multiforme che ne esalta la brillantezza: “Darkest Light” ed “Horror and Aftermath” rendono l’idea. Dopo diversi ascolti ogni brano assume la propria forma distinguendosi dagli altri, le sovrapposizioni a sei corde si bilanciano perfettamente nel corso del disco creando una sorta di binario incandescente sul quale la ritmica corre a velocità alternate. Si assaporano infatti anche rallentamenti che puzzano di death doom come accade ad esempio in “No Life Here” e nella titletrack, un binomio che porta alla mente le sonorità degli statunitensi Incantation. Il growl dominante e melmoso ricopre, come fosse un pesante mantello di lava, tutta la superficie sonora di “Descent Into Madness” che genera continui zampilli di entusiasmo. Ad impreziosire questo debutto vi sono due elementi non certo trascurabili: la presenza di Meyhna’ch dei Mütiilation come ospite e la cover disegnata dall’artista spagnolo Castellano Rosado, autore di diverse copertine tra le quali “No Ring Reigns Eternal” dei Solothus, “Verminous” dei The Black Dahlia Murder ed “Agma” dei Wombbath.
La fonte dei Corrupter, nonostante l’odore malsano e la consistenza ripugnante, sembra essere stregata da un eco infernale, da un suono magnetico che attrae i viandanti a dissetarsi tanto da star male a causa di un irrinunciabile piacere. Maledetta, sana ingordigia.