
7.0
- Band: COUGH
- Durata: 00:53:21
- Disponibile dal: 26/10/2010
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Masterpiece
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Tornano a distanza di due anni dal più che buono “Sigillum Luciferi” i Cough, forti di un nuovo contratto con la piovresca Relapse, che poco alla volta si sta accaparrando i nomi più validi della scena sludge doom a stelle e strisce. Il nuovo “Ritual Abuse” conferma quanto di buono la band aveva già fatto vedere in passato e, diversamente dalla maggior parte delle uscite attuali, tende a sacrificare la componente più prettamente sludge core sull’altare di un doom pesante e psichedelico, la cui fattura rimanda tanto alla meravigliosa prolissità degli Sleep quanto alla verve lisergica e strafatta degli Electric Wizard. Nella musica dei nativi di Richmond non c’è traccia alcuna di novità, eppure i cinque brani del lavoro trasudano passione ed il loro ascolto, nonostante la lunga durata, non viene mai a noia. Il doom drogato di “A Year In Suffering” e “Crippled Wizard” colpisce nel segno, anche grazie ai sapienti vocalizzi di David Cisco, che alterna screaming di matrice black ad un imprinting vocale che cita a tratti il primo Ozzy. La chitarra ed il basso coprono le note più basse dello spettro sonoro e speso e volentieri utilizzano saturazioni veramente pesanti che riempiono completamente ogni spazio lasciato vuoto, contribuendo ad un senso di soffocamento che accompagna l’ascolto della maggior parte dei brani. “Crooked Spine” è una sorta di power ballad sludge doom, dove la sei corde dello stesso Cisco offre pattern sudisti e prettamente hard rock, sopra i quali vengono innestate melodie prese a piene mani dai Cathedral di “Statik Majik”, per un risultato finale tanto inatteso quanto riuscito. “Mind Collapse” pare uscito direttamente dal songbook degli Electric Wizard, salvo evidenziare una maggiore influenza black ed un pathos tutto sommato molto minore rispetto a quello creato dai britannici, mentre la conclusiva title track cede a tentazioni maggiormente sludge, ostentando una pesantezza inusitata se paragonata con i brani precedenti. La stessa performance vocale, quasi completamente in screaming, non fa che accentuare la cosa. Niente male quindi questi Cough, peccato per la forse eccessiva derivatività; “Ritual Abuse” comunque si dimostra un lavoro passionale e maturo, probabilmente un gradino al di sotto delle grosse uscite settoriali di quest’anno ma non per questo da sottovalutare. Tutt’altro!