7.5
- Band: COUNTERPARTS
- Durata: 00:30:00
- Disponibile dal: 01/11/2019
- Etichetta:
- Pure Noise Records
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La copertina preannuncia qualcosa di più cupo del solito per questa nuova prova dei Counterparts. Si percepisce infatti una più spiccata amarezza nelle trame di “Nothing Left to Love”, un’aura mesta che permea, forse più di ogni altro lavoro, il sesto album in studio della formazione hardcore-metal canadese. Lo stile non è stato rivoluzionato, anzi, si può affermare che in tal senso i ragazzi siano una delle band più costanti nel moderno panorama hardcore, visto che da sempre non fanno altro che rifinire il sound originariamente presentato sul debut di “Prophets” anni fa, guardandosi bene dal seguire i fenomeni del momento. Ciononostante, “Nothing…” sembra portare ulteriori rilevanti argomenti alla considerazione di una realtà che già può vantare una posizione preminente all’interno della sua scena di riferimento. Il disco gode infatti di un’ispirazione che anche nei momenti più tradizionali non sembra accennare a spegnersi e mette in mostra una persistente abilità nell’elaborare un hardcore metallizzato lontano dai moderni cliché. Poco inclini ad estremizzare la proposta con breakdown ossessivi, ma al tempo stesso sempre misurati nelle armonie e nelle clean vocals (utilizzate per lo più come cori), i Counterparts si confermano moderni discepoli di band ‘di confine’ come Shai Hulud, Strongarm e Misery Signals. I cinque sono una formazione che non si è mai risparmiata nel conferire alle proprie canzoni una vena mutevole, facendo leva su un tecnicismo elegante che spesso si traduce in un riffing di chitarra ingegnoso, in strutture dinamiche e in una drammatizzazione della componente melodica alla quale contribuisce fattivamente l’interpretazione vocale di Brendan Murphy. L’avere accentuato ancora di più tale aspetto in questa sede, ricorrendo addirittura ad accenni dream pop nella curiosa ballad conclusiva che da il titolo all’album, dona a “Nothing…” una individualità piuttosto lampante all’interno del repertorio dei canadesi. Poche band oggigiorno rielaborano la matrice hardcore in questa maniera, svelando una tensione genuina e al contempo una brillante creatività nell’operato di due chitarre che non stanno mai ferme. Il susseguirsi di break, ripartenze e intrecci vocali di episodi ardenti come “Wings of Nightmares” o “The Hands That Used To Hold Me” danno un’acuta sensazione di precarietà che è calzante metafora dei nostri tempi e riconfermano i Counterparts una realtà fresca e subito riconoscibile, che sa sempre come trasmettere il proprio coinvolgimento e la passione per la propria musica.