7.5
- Band: COUNTERPARTS
- Durata: 00:35:06
- Disponibile dal: 24/07/2015
- Etichetta:
- Pure Noise Records
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Quattro album in cinque anni e ancora nessun segno di cedimento per i Counterparts, i quali, anzi, sembrano diventare sempre più tonici e produttivi con il passare del tempo. I cambi di lineup che sono soliti tormentare ogni hardcore band – soprattutto quelle che praticamente vivono in tour – non hanno intaccato la mente del progetto, ovvero il duo composto dal chitarrista Jesse Doreen e dal frontman Brendan Murphy, e i fan possono così godere di una nuova opera che per spirito e sonorità si inserisce esattamente nel solco tracciato dai precedenti lavori. Di nuovo, la proposta dei canadesi potrebbe definirsi come un melting-pot di alcune delle migliori influenze partorite nel corso dei tardi anni Novanta e dei primi 2000 dalla scena hardcore/metal-core; un’isola felice dove ritmiche forsennate sposano l’immaginario romantico tratteggiato dai vecchi Poison The Well e gli spunti melodici degli Shai Hulud trovano riparo nelle algide lande cui sono soliti operare i Misery Signals. Del resto, sia il cantato di Murphy che la vena solista di Doreen devono molto alle tonalità di ciò che agli inizi degli anni Zero veniva comunemente definito “new school hardcore” e il disco in generale risente dei cromatismi di diversi album rilasciati in quel periodo sempre più lontano. Gli accostamenti di cui sopra non devono comunque far pensare a una band completamente priva di personalità e che si limita a svolgere il proprio compitino con una mescolanza di generi e stili; al contrario, i Counterparts utilizzano il passato per costruire solide basi attraverso cui raccontare con grande spontaneità un presente di ordinaria malinconia e frustrazione. Produzione e tiro guardano a standard ben più attuali, ma ancora una volta va segnalato come il gruppo si guardi bene dall’esagerare con i breakdown e con tutte quelle formule facili oggi in voga. Nonostante “Tragedy Will Find Us” presenti alcuni dei rallentamenti più ignoranti del repertorio del quintetto, siamo lontani dallo scimmiottare The Ghost Inside e compagnia. I Counterparts, come i cosiddetti pionieri del filone, danno vita a cavalcate dall’afflato discretamente tecnico, dimostrandosi musicisti dal tocco raro. Ciò che resta al primo ascolto è soprattutto la ferocia del drumming, ma con il passare delle fruizioni la tracklist non tarda a svelare anche trame più intime e sussurrate ed un suggestivo mood introspettivo. Forse il precedente “The Difference Between Hell and Home” era un filo più ispirato e completo, ma si può dire che anche con “Tragedy…” i ragazzi siano riusciti a dare sfogo alla loro passione e alla loro urgenza tremendamente bene, regalandoci un disco che alla lunga si rivela magnetizzante.