7.5
- Band: COUNTING DAYS
- Durata: 00:47:00
- Disponibile dal: 16/10/2015
- Etichetta:
- Mascot Records
- Distributore: Edel
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L’Inghilterra, si sa, è il paese con la maggior percentuali di stranieri in Premier League, con le evidenti ricadute sulla nazionale dei tre leoni. Spostandoci dal pallone alle sette note, la musica cambia letteralmente, come testimoniato dalla grande quantità di band inglesi da esportazione, anche nel nostro genere preferito, spesso e volentieri esaltate dalla stampa nazionalistica. Ultimi arrivati di una lunga e variegata serie – Architects, Asking Alexandria, BMTH, While She Sleeps – sono i Counting Days, formazione nata dall’unione di musicisti già rodati in diversi progetti (tra cui vale la pena citare gli Heights del cantante Thom Debaere), e giunta ora all’esordio sulla lunga distanza sotto l’egida della Mascot Records con questo “Liberated Sounds”. Appassionato fruitore della più pregiata merce svedese da esportazione – come testimoniato dalla regia affidata al deus ex machina del Gothenburg-sound, Fredrik Nordstrom, e all’apparizione di un certo Tompa Lindberg -, fin dall’iniziale “Burned By Faith” (titolo omaggio alla pari posizione di “Slaughter Of The Soul”?), il quintetto unisce la tipiche trame ritmiche del melo-death con la rabbia metropolitana dell’hardcore-punk newyorkese e il groove caratteristico della moderna scena -core. Mescolando arrangiamenti raffinati ma non invasivi, wall of death in stile primi BMTH, spoken word a là Henry Rollins, breakdown sloga-clavicole, stop ‘n go e assoli made in Sweden, pezzi come “Die Alone”, “Beaten & Scared”, la title track o “Days Go By” hanno tutte le note in regola per conquistare chi inizia l’alfabeto dei ‘Preferiti’ sul triangolo Svezia-UK-US (At The Gates, Bring Me The Horizon, Comeback Kid). Menzione a parte per l’assalto sonoro di “Sands Of Time”, nobilitato dalla presenza dietro al microfono del già citato Tompa, così come per la conclusiva “Reunion”, galoppata che rimanda agli In Flames di metà carriera prima del fade out di stampo post-rock. In un genere inflazionato come la lira di fine anni ’90, ben venga una raffica d’aria fresca come “Liberated Sounds”, dischetto capace di sorprendere pur senza inventare nulla.