voto
7.5
7.5
- Band: CRADLE OF FILTH
- Durata: 01:00:26
- Disponibile dal: 01/11/2010
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Audioglobe
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Che i Cradle Of Filth avessero aggiustato il tiro dopo i due tonfi consecutivi chiamati “Nymphetamine” e “Thornography”, l’avevamo capito già col precedente “Godspeed On The Devil’s Thunder”, e non sorprende pertanto ritrovare una band in salute e in grado finalmente di suonare con qualità ciò per cui è diventata famosa, ovvero quel black metal sinfonico ricco di spunti gothic e atmosfere orrorifiche, capace di stravolgere la scena estrema nella seconda metà degli anni ’90. Il nono capitolo discografico, primo per la Peaceville Records, ritorna innanzitutto a pigiare costantemente sull’acceleratore come ci dimostrano subito in avvio le sfuriate presenti in “One Foul Step From The Abyss” e “The Nun With The Astral Habit”, ottime canzoni che non si limitano a picchiare duro, curando nei minimi dettagli anche la componente atmosferica garantita dall’ottimo lavoro sintetico svolto a quattro mani dalla nuova tastierista Ashley Ellyllon e dal contributo iniziale di Mark Newby-Robson, storico collaboratore del gruppo inglese. Il paragone con i primi ed indimenticati capolavori della band non sussiste, perché la creatura di Dani Filth ormai ha cambiato pelle adattandosi a sonorità più attuali e perdendo purtroppo quell’atmosfera sinistra e grezza al tempo stesso, per far spazio ad una produzione cristallina, che permette d’altro canto di apprezzare con chiarezza le innumerevoli sfumature sonore dei vampiri d’oltremanica. Dani interpreta il concept gothic-horror incentrato su un’ipotetica rinascita di Lilith (la prima moglie di Adamo), come divinità nella società moderna, col suo solito carisma confermandosi in crescita espressiva, grazie ad una performance che tra scream, growl, parti recitate e gli immancabili acuti dividerà come sempre l’opinione pubblica. Ma al di là della discussa timbrica vocale del singer anglosassone, “Darkly, Darkly, Venus Aversa” ci regala per lo meno una decina di buone canzoni in grado di garantire anche una certa varietà stilistica in linea con le evoluzioni tematiche dell’opera. Si passa dalle strutture complesse di “The Spawn Of Love And War”, alle voci femminili determinanti nelle folate gothic di "Lilith Immaculate” e “Forgive Me Father”, senza trascurare l’ispirato riffing thrash metal di un’accattivante “Deceiving Eyes” o il ritmo ossessivo presente in “The Persecution Song”. Nonostante questa piacevole varietà d’intenti i Cradle Of Filth riescono a mantenere la giusta compattezza di fondo, perdendo convinzione solo nell’eccessiva vena sinfonica di una discutibile “Harlot On A Pedestal” e confermando altrove l’importante tela tessuta dalle chitarre, rinvigorite dal rientro in formazione di James Mcilroy. Sarà che li avevamo dati per bolliti, sarà che una simile ferocia nelle ritmiche non la sentivamo da anni nel songwriting della band, fatto sta che “Darkly, Darkly, Venus Aversa” ci ha sorpresi positivamente e, ne siamo sicuri, è pronto a sorprendere anche voi!