6.0
- Band: CRADLE OF FILTH
- Durata: 00:52:00
- Disponibile dal: 30/10/2012
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Audioglobe
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Di seguito, un breve elenco degli argomenti che non tratteremo in questo articolo: la statura di Dani ed i suoi berlusconiani tacchi, la mancanza di “true” black metal nella loro proposta e di quanto la band appaia sempre più come una società volta a guadagnare soldi, standardizzando la propria proposta musicale, epurandola da ogni velleità sperimentale. Ma, parlando dei Cradle Of Filth, su cosa argomenteremo, allora? Parleremo di musica. Ormai oggettivamente un duo composto da Dani (of course) e da Paul Allender (qualcuno ricorda i bravi The Blood Divine?), che si circonda di prezzolati musicisti in possesso del raro superpotere di apparire e scomparire dalle foto promozionali con la rapidità di un morso, i vampiri inglesi approdano alla loro decima raccolta di inediti, presentandoci un disco che per sua natura dividerà (come sempre) le opinioni di fan e detrattori. La voce di Dani, da sempre marchio di fabbrica del combo d’oltre manica, è qui quasi completamente irriconoscibile; complici forse le ormai quaranta primavere, il singer originario di Hertford si destreggia tra profondi growl, parti narrate, sussurrate, a volte (orrore!) quasi pulite, misurando con oculatezza i propri famigerati e laceranti “high pitch scream” allo stesso modo in cui un attempato sportivo dosa sforzi ed energie, valutando in tempo reale rischi e pericoli. Ben consapevoli che purtroppo il tempo è impietoso anche con i vampiri, non possiamo che ritenere Dani non all’altezza (ops!) del proprio passato, ricevendo l’impressione di osservare l’opera di un pittore che ha utilizzato solo parte dei colori della propria ricca tavolozza. Manca totalmente il black metal (ops!), ormai talmente diluito da essere ormai poco più che un’influenza nella formazione musicale dei Nostri e qui (forse) solo presente nelle accelerazioni che il buon Martin “Marthus” Skaroupka imprime alla struttura armonica dei brani, tentando – e fallendo – di farci dimenticare il mitico Nicholas Barker, laddove ne è uscito sconfitto anche un colosso come Adrian Erlandsson. Riconoscibilissima la PRS di Paul Allender, che, con i suoi grassi riff thrashy, martella costantemente i nostri padiglioni auricolari, purtroppo però fermandosi proprio lì… in superficie. Niente da buttare, ma niente da conservare in questo disco, del quale possiamo citare la violenta “Huge Onyx Wings Behind Despair”, la commerciale e piacevole “Pallid Reflection” e, finalmente, la riuscitissima “Succumb To This”, che per un attimo ci riporta ai migliori Cradle Of Filth versione 2.0, con voci femminili, fraseggi maideniani ed un Dani in forma smagliante; purtroppo, essendo l’ultimo brano del lotto, prima dell’outro strumentale “Sinfonia”, arriva troppo tardi per farci cambiare idea. Come suonano i Cradle Of Filth nel 2012? Cosa suonano? Com’è il disco? Suonano bene, come sempre hanno fatto, e suonano un thrash metal moderno, dove le orchestrazioni sono volte a rendere il tutto (ancora) appetibile ad un pubblico che si destreggia tra metal estremo, gothic rock e black all’acqua di rose. Il disco, questo atteso “The Manticore And Other Horrors”, è un CD carino, apprezzabile ma non trascendentale, anonimamente piacevole. Da un certo punto di vista possiamo parlare di involuzione della band, focalizzata nei primi anni di vita ad investire energia, talento e denaro per promuoversi ed ora, risparmiando in risorse (basti pensare alle prime, stupende, costose copertine, rispetto alle ultime, piatte opere in computer grafica), intenta a cercare di guadagnare raccogliendo gli interessi, al pari di una società finanziaria (ops!). Di cosa non dovevamo parlare?