CRADLE OF FILTH – The Principle Of Evil Made Flesh

Pubblicato il 11/08/2011 da
voto
9.0
  • Band: CRADLE OF FILTH
  • Durata: 00:52:34
  • Disponibile dal: 24/02/1994
  • Etichetta:
  • Visible Noise

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Era il 1995 e nell’ex cinema porno – riadattato alla meno peggio a locale per piccoli concerti dal vivo – “Castello” di Roma, adiacente a Castel S. Angelo, fecero la propria irruzione i Cradle Of Filth, combo inglese che aveva da poco pubblicato il debutto su Cacophonous Records (ora Visible Noise). Partiti subito in tour per cercare gloria, il gruppo fin dal primo pomeriggio stazionò nei dintorni del locali in cerca di erba da fumare. Tutti i membri del gruppo, con un Nick Barker magro e in perfetta forma fisica, erano disponibili e socievoli. Tranne uno: Dani, il cantante. Era già una rockstar quando ancora non aveva venduto forse più di duemila copie del suo primo album. Il concerto, fantastico e molto underground, per la cronaca venne interrotto dalla polizia a tarda notte per il casino generato. Ci piace ricordarli così, visto l’andazzo odierno e la degenerazione che ha toccato ogni aspetto, estetico, musicale, pittoresco, comportamentale, del combo inglese. Con una formazione mai più eguagliata (il chitarrista Ryan e il tastierista Allender se ne andarono, ma il primo tornò a suonare su “Midian” anni dopo) i Cradle irruppero sulla scena a metà anni ’90 quando il black metal era nel pieno del suo fulgore, dominato dai gruppi scandinavi. Il sestetto inglese si inserì a gamba tesa nel circuito nero, nonostante la musicalità che tastiere, voce, trucco e abbigliamento e attitudine a parte, affondava le radici nel thrash e nel death. I testi romantici, il goticismo esasperato, le frequenti narrazioni vocali del cantante e l’uso di voci femminili che mai più sarà abbandonato, unito al riffing duro del thrash d’epoca e all’asprezza di alcuni parti death sarà la ricetta vincente del combo per il successo. Infatti, con Il Principio Del Male Incarnato, Dani e compagni introdussero nel panorama musicale dell’epoca un’alternativa alla claustrofobia delle chitarre-zanzara, produzioni rozze quanto più “true” e sintetizzatori usati come mero accompagnamento. La voce dei Cradle, poi, era unica: le urla strozzate del cantante, assolutamente malsane e mai più eguagliate negli altri dischi del gruppo in quanto a intensità, unitamente alla varia musicalità e all’innata propensione alla strumentalità propria di Allender – vero genio capace di passare dall’organo al pianoforte e di scrivere interludi e canzoni strumentali di qualità eccelsa – destarono l’attenzione di tutti i metallari verso gli inglesi. I vampiri, calatisi a menadito nelle ambientazioni romanzesche della letteratura inglese, autori di testi che sono dei veri e propri racconti, inanellano una sequela di capolavori musicali su questo album che non avrà più pari in seguito. La title track, con quell’urlo lacerante sul roboante riff di chitarra, è violenza pura; “The Forest Whispers My Name” ne è l’ideale seguito, prima che le tastiere ci portino al loro pezzo migliore di sempre, “The Black Goddess Arises”, canzone ariosa, dilatata nel suo incedere e dove i nostri introducono tutti gli elementi del loro suono, voci che spaziano da urla a sussurri a cantati femminili, ritmi lenti e tastiere orchestrali che mutano il tutto in un’invocazione, un capolavoro. Abilissimi come sono a miscelare momenti di brutalità puramente slayeriana nel riffing (“A Crescendo Of Passion Bleeding”, “Summer Dying Fast”, la geniale “To Eve The Art Of Witchcraft”) a passaggi di raffinata poesia auditiva (“Of Mist And Midnight Skies”), le discussioni sulla collocazione musicale dei Nostri – sono o non sono black metal? – lasciano il tempo che trovano. Quel che è certo è che all’epoca di “The Principle Of Evil Made Flesh” il genio musicale baciò l’estro degli inglesi, i quali intinsero nel calderone nero i loro strumenti per forgiare uno dei più bei dischi di sempre della musica estrema. Immortale all’ascolto, vario e ampio lungo la sua lunga tracklist, il debutto consentirà ai Cradle Of Filth già l’anno seguente di scansare i piccoli club fra le sedi dei loro concerti. La popolarità crebbe al pari dell’ego del cantante che, parimenti, farà parlare spesso di sé e dei Cradle in seguito, ma non per gemme quali questo “The Principle Of Evil Made Flesh”. Quando il Male si fa musica.

TRACKLIST

  1. Darkness Our Bride (Jugular Wedding) (instrumental)
  2. The Principle of Evil Made Flesh
  3. The Forest Whispers My Name
  4. Iscariot (instrumental)
  5. The Black Goddess Rises
  6. One Final Graven Kiss (instrumental)
  7. A Crescendo Of Passion Bleeding
  8. To Eve The Art Of Witchcraft
  9. Of Mist And Midnight Skies
  10. In Secret Love We Drown (instrumental)
  11. A Dream Of Wolves In The Snow
  12. Summer Dying Fast
  13. Imperium Tenebrarum (hidden-track)
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