7.5
- Band: CRADLE OF FILTH
- Durata: 00:56:13
- Disponibile dal: 21/03/2025
- Etichetta:
- Napalm Records
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Non sono molte le band che possono vantare il traguardo di quattordici album in studio, mantenendo la qualità e la costanza dei Cradle Of Filth.
A dispetto di qualche fisiologico calo, infatti, la creatura di Dani Filth è riuscita non solo a passare indenne attraverso mille cambi di formazione, ma addirittura negli ultimi dieci anni ha mostrato un’inaspettata impennata qualitativa, che ha coinciso a grandi linee con la pubblicazione dello splendido “Hammer Of The Witches”. In questi anni la band ha solidificato il proprio stile, trasformandosi sempre di più in una band fondamentalmente heavy/thrash, con una forte componente gotica e teatrale. Restano ovviamente distintive le urla acute di Dani e le orchestrazioni, ma è evidente ormai come il vero fulcro del songwriting dei Cradle Of Filth sia centrato sulla coppia di chitarre.
“The Screaming Of The Valkyries”, pur con un importante avvicendamento che vede Donny Burbage subentrare alla seconda chitarra al posto di Richard Shaw, conferma senza tentennamenti la medesima vena stilistica, per un lavoro che si allinea a quanto ascoltato nell’ottimo “Existence Is Futile” del 2021. Anche in questa occasione, infatti, le chitarre si rendono protagoniste di trame interessanti, mai banali, che rendono omaggio alla grande tradizione del metal classico e del thrash, pur senza rinunciare al taglio estremo proprio della musica degli inglesi. Con consumata esperienza, Dani Filth modella la propria creatura stando sempre sul filo tra l’essere contemporanei e coerenti con il proprio percorso, senza mai dimenticare le proprie radici, che magari non arriveranno mai in profondità fino agli albori della band, ma che comunque si spingono indietro fino ad un lavoro storico come “Midian”, forse il capitolo più importante nella creazione del sound dei Cradle Of Filth di oggi.
Se già con “Existence Is Futile” avevamo visto i Nostri abbandonare concept e tematiche letterarie in favore di un approccio più libero, questa scelta si radicalizza ancora di più nel nuovo album, dove scompaiono le intro e i brani di raccordo, in favore di nove tracce slegate tra loro, in cui Dani può sentirsi libero di approfondire qualunque tematica a lui cara, con la solita ricercatezza di linguaggio ed acutezza di pensiero.
La scelta dei singoli è stata intelligente ed ascoltati nel loro insieme danno già un quadro piuttosto chiaro: “Malignant Perfection” enfatizza il lato più vellutato e gotico della band, con le tastiere a prendersi un raro momento di protagonismo; “To Live Deliciously” – a parere di chi scrive, uno dei picchi dell’album – è lo specchio perfetto di quanto detto poc’anzi circa la direzione intrapresa dalla band, mentre “White Hellebore” accende i riflettori su Zoe Marie Federoff, al debutto come tastierista e voce femminile nel suo primo full-length con la band con esiti assolutamente positivi.
Molto buono anche il resto della tracklist, dove spiccano “Demogoguery”, con la sua ritmica groovy e potente; “The Trinity Of Shadows”, in cui la vena melodica della band diventa particolarmente evidente; e soprattutto “You Are My Nautilus”, una sorta di mini-suite di quasi otto minuti di durata, in cui i Cradle Of Filth condensano tutto il meglio del proprio stile in una canzone al tempo stesso maestosa, epica e maligna al punto giusto.
Non ci ha convinto particolarmente, invece, “Ex Sanguine Draculae”, un altro brano articolato e lungo che però ci sembra meno curato nella costruzione, fallendo nel tentativo di rivitalizzare quelle atmosfere vampiresche che in passato sono stati il loro tratto distintivo principale.
Un altro capitolo di qualità, quindi, nella discografia dei Cradle Of Filth, che non raggiunge il valore degli ultimi tre album in studio solo perché si inizia a percepire, a nostro parere, una certa standardizzazione, che rende l’album meno sorprendente e fresco rispetto ai suoi predecessori. Detto questo, se avete – giustamente – supportato la band per tutta questa recente fase della loro carriera, “The Screaming Of The Valkyries” non fa che confermarne il valore all’interno di un percorso che rimane invidiabile.