CRASHDÏET – Generation Wild

Pubblicato il 17/05/2010 da
voto
7.0
  • Band: CRASHDÏET
  • Durata: 00:40:25
  • Disponibile dal: 23/04/2010
  • Etichetta:
  • Frontiers
  • Distributore: Frontiers

Spotify:

Apple Music:

Il terzo disco è quello della verità. Mai frase fu più ovvia, ma raramente vera come in questo caso. Graziati e allo stesso tempo condannati dal successo di “Rest In Sleaze”, gemma incommensurabile del 2005 partorita dalla mente di Dave Lepard (r.i.p.) e soci, i tre finlandesi superstiti decisero di continuare con lo stesso nome, reclutando l’ex Reckless Love Olliver H. Twisted alla voce e sfornando il non troppo convincente seguito “The Unattractive Revolution”. Ora, con il terzo cantante in tre dischi, tal Simon Cruz dalla crestona punk e dalla voce tra il glam e lo scan-rock, la band prova a ritornare ai fasti ed allo stile del debutto, scrivendo dieci nuove canzoni più intro che, almeno nelle intenzioni, vogliono rivaleggiare con le spaziali “Riot In Everyone”, “It’s A Miracle” e “Breakin’ The Chainz”. La mossa non è delle più fortunate, a meno che non si sia amanti dell’autolesionismo perché, come più volte avrete anche voi sperimentato nella vita quotidiana, gli sforzi fatti e la bontà di una un vostro gesto rischiano di non essere apprezzati a pieno se vivo è ancora il ricordo del recente atto sublime vostro o di qualcun altro. Il pur valido “Generation Wild” ha proprio questo destino, e le buone “Armageddon”, “So Alive”, “Down With The Dust” e la titletrack già edita su singolo, pur convincendo senza mezzi termini, impallidiscono nel riportare alla memoria cosa è stato e non c’è più. Discorso leggermente diverso per “Native Nature” e “Chemical”, più Mötley Crüe-oriented del resto del materiale e quindi meno paragonabili, col risultato di svettare per freschezza e tasso adrenalinico. Pollice verso invece per “Beautiful Pain”, semi-ballad piuttosto moscia, e per la davvero poco dinamica strofa di “Generation Wild”. Ma la qualità si risolleva con “Rebel”, ibrido tra Los Angeles ‘88 e Stoccolma ’98, e “Bound To Fall”, episodio dalle atmosfere quasi notturne ma non rilassanti. Insomma, un album più che buono, che soffre solamente di spettri passati che starà a voi non evocare per giudicare con imparzialità. Bentornati Crashdïet, benvenuto Simon Cruz, e speriamo che per il quarto album non si parli di nuova rifondazione…

TRACKLIST

  1. 442
  2. Armageddon
  3. So Alive
  4. Rebel
  5. Save Her
  6. Down With The Dust
  7. Native Nature
  8. Chemical
  9. Bound To Fall
  10. Beautiful Pain
  11. Generation Wild
0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.