7.0
- Band: CRASHDÏET
- Durata: 00:40:25
- Disponibile dal: 23/04/2010
- Etichetta:
- Frontiers
- Distributore: Frontiers
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Il terzo disco è quello della verità. Mai frase fu più ovvia, ma raramente vera come in questo caso. Graziati e allo stesso tempo condannati dal successo di “Rest In Sleaze”, gemma incommensurabile del 2005 partorita dalla mente di Dave Lepard (r.i.p.) e soci, i tre finlandesi superstiti decisero di continuare con lo stesso nome, reclutando l’ex Reckless Love Olliver H. Twisted alla voce e sfornando il non troppo convincente seguito “The Unattractive Revolution”. Ora, con il terzo cantante in tre dischi, tal Simon Cruz dalla crestona punk e dalla voce tra il glam e lo scan-rock, la band prova a ritornare ai fasti ed allo stile del debutto, scrivendo dieci nuove canzoni più intro che, almeno nelle intenzioni, vogliono rivaleggiare con le spaziali “Riot In Everyone”, “It’s A Miracle” e “Breakin’ The Chainz”. La mossa non è delle più fortunate, a meno che non si sia amanti dell’autolesionismo perché, come più volte avrete anche voi sperimentato nella vita quotidiana, gli sforzi fatti e la bontà di una un vostro gesto rischiano di non essere apprezzati a pieno se vivo è ancora il ricordo del recente atto sublime vostro o di qualcun altro. Il pur valido “Generation Wild” ha proprio questo destino, e le buone “Armageddon”, “So Alive”, “Down With The Dust” e la titletrack già edita su singolo, pur convincendo senza mezzi termini, impallidiscono nel riportare alla memoria cosa è stato e non c’è più. Discorso leggermente diverso per “Native Nature” e “Chemical”, più Mötley Crüe-oriented del resto del materiale e quindi meno paragonabili, col risultato di svettare per freschezza e tasso adrenalinico. Pollice verso invece per “Beautiful Pain”, semi-ballad piuttosto moscia, e per la davvero poco dinamica strofa di “Generation Wild”. Ma la qualità si risolleva con “Rebel”, ibrido tra Los Angeles ‘88 e Stoccolma ’98, e “Bound To Fall”, episodio dalle atmosfere quasi notturne ma non rilassanti. Insomma, un album più che buono, che soffre solamente di spettri passati che starà a voi non evocare per giudicare con imparzialità. Bentornati Crashdïet, benvenuto Simon Cruz, e speriamo che per il quarto album non si parli di nuova rifondazione…