9.0
- Band: CRASHDÏET
- Durata: 00:35:50
- Disponibile dal: 24/08/2005
- Etichetta:
- Stockholm Records
- Distributore: Universal
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Welcome to Stockholm, California. No, non siamo impazziti, e neppure la Svezia è stata annessa dagli Stati Uniti d’America. Ma l’affermazione ha comunque un senso, visto che, malgrado il clima praticamente opposto a quello del sunset strip, una nuova generazione di band che si rifà ai colori, alle tendenze ed alle pazzie della Los Angeles street degli anni Ottanta sta fiorendo sotto la neve. Giovani che all’epoca ancora dovevano nascere, cresciuti probabilmente a pane e spandex, ultimi difensori della lacca a tutti i costi. Analizzare i motivi che portano il seme dello sleaze a germogliare a quelle latitudini non è affar nostro, o quantomeno non lo è in questa sede, ma godere dei risultati discografici conseguenti è un immenso piacere. I Crashdïet sono infatti al momento la punta di diamante scandinava della scena in questione, capaci di un suono potente e melodico, baciati da una produzione con fiocchi e controfiocchi ad opera di Anders Ringman, Chris Laney, Gustav Robert Jonsson & Tommy Tysper e pronti ad essere immortalati nel firmamento dello street metal mondiale. I ragazzi dichiarano di essere più orientati verso gli W.A.S.P. che verso Poison ed imitatori vari, e l’ascolto di “Rest In Sleaze”, oltre a confermare la maggiore pesantezza rispetto a Brett Michaels e soci, ci delinea una band in grado di stupire per una capacità di scrittura mai ripetitiva, un incredibile senso del ritornello vincente ed una fottutissima ed irrinunciabile attitudine. L’album non potrebbe partire meglio: l’accoppiata “Knokk ‘Em Down” e “Riot In Everyone” è di quelle che saprebbe stendere anche un bufalo. Cori perfetti, adrenalina pura, assoli memorizzabili e non banali. Perfette. “Queen Obscene (69 Shots)” è più ritmata e civettuola, ma il livello non accenna a scendere, per non parlare poi di “Breakin’ The Chainz”, che, a partire dallo stra-abusato titolo, promette e mantiene di liberare tutti i vostri istinti distruttivi. Grande singolo con un immenso inizio. L’unica piccola critica possibile è quella alla voce di Dave Leppard, non da singer di razza, ma comunque molto buona e capace di ben interpretare sia i pezzi più tirati che quelli più intensi. “Tikket” è una scheggia di sleaze bruciata al sole e lanciata a duecento chilometri all’ora, ma senza perdere di vista gusto e splendide rifiniture di chitarra. Ottimi pezzi anche “Needle In Your Eye”, con strofa alla Mötley e bella accelerazione nel finale, e “Out Of Line”, più ragionata e anthemica, ma che addirittura rischiano di apparire meno buoni di come sono se confrontati con l’immensa “It’s A Miracle”. Se fosse stata scritta vent’anni fa da qualche gruppo sotto major avrebbe venduto l’impossibile, mentre ora deve accontentarsi di essere una delle migliori canzoni degli ultimi anni. Attenzione al chorus, perché dovrete vedere uno psichiatra per levarvelo dalla testa! La veloce e riffata “Straight Outta Hell” ed il pathos in crescendo di “Back On Trakk” chiudono il lavoro mettendo più di una ciliegina sulla torta. “Rest In Sleaze” è il miglior esempio di come suonare sleaze oggi, senza apparire ridicoli nostalgici o sterili imitatori. E non credete a chi vi dirà che i Crashdïet campano riciclando spudoratamente, perché la band attualizza il concetto originale con canzoni mirate ed a fuoco, senza gli orpelli che negli anni d’oro del genere sviavano l’attenzione da brani magari non compositivamente eccelsi, avvalendosi per giunta dell’efficace produzione già citata per creare distillati purissimi di energia. Disco da comprare a tutti i costi.