6.0
- Band: CREMATORY
- Durata: 00:49:20
- Disponibile dal: 27/05/2022
- Etichetta:
- Napalm Records
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Avete presente il Terminator T1000 di Cameroniana memoria? Ecco i Crematory un po’ ci somigliano: non tanto evidentemente in termini di sonorità, quanto per la capacità di sapersi sempre rialzare nonostante scioglimenti, polemiche, cambi di line-up e una proposta (quasi) sempre uguale a se stessa, all’insegna di un gothic metal da balera post-moderna che tanto piace ai popoli germanici. Complice la scusa del trentesimo anniversario, il livello di auto-citazionismo stavolta si gioca a carte scoperte col rifacimento della vecchia hit “Tears Of Time” (“Tränen Der Zeit”, se possibile ancora più efficace nella versione in lingua madre), ma anche con citazioni più o meno velate come in “Break Down The Walls” (la cui strofa richiama “Endless”, brano portante di “Believe”) i cinque ribadiscono come il loro meglio lo abbiano dato nel secolo scorso. Le punteggiature EDM di “The Sound Of My Life” o “Das Ende” confermano come anche i ‘nuovi’ Crematory abbiano ancora qualche cartuccia da sparare sul dancefloor, come peraltro avevano ben dimostrato ai tempi di “Antiserum”, ma il tutto finisce poi annacquato tra brani che nulla aggiungono se non minutaggio (la title-track, “Rest In Peace”, “Until We Meet Again”, “Not For The Innocent”, “Forsaken”), anche se il grugnito di Felix è un po’ una coperta di Linus per chi è cresciuto con queste sonorità. Come spesso accade i brani in tedesco (“Trümmerwelten” e “Zur Hölle”, oltre a quelli già citati) hanno una marcia in più (non a caso “Klagebilder” resta il loro ultimo disco davvero memorabile), ma facendo i conti si capisce in fretta come il computo dei riempitivi superi quello dei riempipista. Nondimeno, con la consueta dose di mestiere, anche stavolta i cinque portano a casa un sei politico e, ne siamo certi, continueranno a viaggiare nel tempo pur restando sempre uguali se stessi.