7.0
- Band: CRESCENT SHIELD
- Durata: 00:48:58
- Disponibile dal: 08/05/2009
- Etichetta:
- Cruz Del Sur Music
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
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Avevamo presentato i Crescent Shield tre anni fa con il convincente debutto “The Last Of My Kind”. Ora il gruppo conferma quanto di buono detto sul suo conto, grazie ad un lavoro qualitativamente in linea con il suo predecessore. Per chi ancora non conoscesse questa classic metal band, è bene ricordare che i due fondatori sono tutt altro che dei novizi. Alla chitarra troviamo infatti Daniel DeLucie (ex- Destiny’s End) e al microfono Michael Grant (ex-Onward). Proprio la voce pulita del cantante è una delle peculiarità del sound dei Crescent Shield, una timbrica che potrebbe non piacere a tutti, ma che stacca decisamente dalle finte sirene che troviamo spesso in questo genere. “The Stars Of Never Seen” prosegue dunque il discorso terminato con il precedente album su coordinate proprie metal più tradizionale, tra US e NWOBHM, e questa volta con qualche passaggio settantiano e progressivo in più. Si nota anche la scelta di atmosfere a tratti più cupe e riflessive e, in effetti, i brani sono generalmente meno tirati e più ragionati che su “The Last Of My Kind”, con una maggior cura di stacchi e break melodici. Già l’opener “Under The Cover Of Shadows” basta per mettere in evidenza quanto detto. Un inizio su toni soffusi che introduce un lungo brano epico ed evocativo in stile Jag Panzer, con punti in comune con gli Iced Earth nei riff più serrati, che nella parte centrale si stemperano a favore di passaggi più melodici e ricchi di pathos. Altro brano che mostra sia momenti più atmosferici che parti veloci e riffate è “Tides Of Fire”, aperto da una prima parte arpeggiata, dalle melodie quasi malinconiche, e seguita da una bella cavalcata metallica. Più tranquilla e maideniana “Temple Of The Empty”, mentre con “The Grand Horizon” e la conclusiva “Lifespan” il gruppo spinge sull’acceleratore e le chitarra di DeLucie sforna riff incisivi sostenuta da una sezione ritmica lineare ma efficace. Nascono così due degli episodi migliori del lavoro. Sempre su questo stile, ma meno convincente soprattutto per via di linee vocali non sempre ispirate, è la thrashy “My Anger”, mentre con “The Endurance”, della durata di oltre nove minuti, il gruppo riassume tutte le sue sfaccettature: dalla sfuriata in doppia cassa, al passaggio più epico, al break arpeggiato centrale. La produzione è assolutamente ottantiana, sia nei suoni che nell’artwork fumettistico ancora una volta a cura del disegnatore della Marvel, Gerry Alanguilan. Non siamo di fronte a nulla di particolarmente originale e anche il songwriting in alcuni frangenti mostra ancora qualche piccolo calo qualitativo, ma “The Stars Of Never Seen” rimane comunque un album decisamente consigliato a chi ama il metal classico privo di contaminazioni.