6.0
- Band: CREST OF DARKNESS
- Durata: 00:40:42
- Disponibile dal: 25/02/2013
- Etichetta:
- My Kingdom Music
- Distributore: Audioglobe
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Ingar Amlien ed i suoi Crest Of Darkness rappresentano, in qualche modo, un mistero o, quantomeno, un fenomeno difficilmente spiegabile: norvegesi, nati nella prima metà degli anni Novanta, manifestamente satanisti e, per non farsi mancare nulla, con una certa propensione anche per le tematiche “vampiriche” molto diffuse in quegli anni (oltre ai Cradle Of Filth, basti pensare a band più o meno longeve come Ancient o Abyssos, per citare esempi agli antipodi come importanza, qualità e stile). Eppure i CoD non hanno mai raggiunto il successo o, comunque, il seguito e l’attenzione di band a loro accomunabili. Viene, quantomeno, da chiedersi il motivo. Motivo che va ricercato proprio nella musica dei Nostri: forse non particolarmente innovativi o non abbastanza estremi, sicuramente non certo seminali, sono comunque arrivati al loro sesto full-length “In The Presence Of Death”. Dopo la consueta intro, la title track dà il via al disco: un black metal norvegese che più classico non si può, con qualche inserimento melodico ma, per il resto, sulla falsariga dei maestri. Non c’è che dire, pezzo più che convincente nel suo incedere tipicamente “norsk” ed un ottimo scream che ci ripete “we are rising above you all”, confermando anche quel piglio vagamente elitaristico tipico della band e del genere in questione. Nel prosieguo, però, i Crest Of Darkness si perdono un po’ in un riffing death (“Demon Child” e “Redemption”), che ricorda vagamente gli ultimi Immortal, ma senza la personalità di Abbath e soci; resta sempre l’ottimo scream di Ingar a mantenere viva l’attenzione, con un cantato gelido e oscuro ma comunque interpretativo. Lo standard si risolleva con “The Priest From Hell”, che torna ad essere un pezzo di “true norwegian black metal”, per dirla alla Gorgoroth; ecco, quando i Crest Of Darkness restano nel seminato sanno produrre ottime canzoni, con parti che si imprimono subito nella memoria (ancora una volta la partitura vocale è di ottima caratura, sopratutto quando ci ripete “this is not the real world, this is just a fantasy”); saper colpire al primo ascolto, senza cedere a sonorità facili o commerciali è un merito notevole ed in questo la band dimostra di avere lo spessore che ci si aspetta da dei veterani della scuola nordica. Purtroppo, però, la qualità scende: nonostante “Welcome To My Funeral” riesca a creare delle buone atmosfere, pone le basi su un songwriting prevedibile ed accorgimenti un po’ troppo scontati. I Crest Of Darkness sanno comunque mantenere viva l’attenzione, proponendoci in tutti i pezzi un black metal di buona fattura ma, come detto in apertura, senza (quasi) mai grandi innovazioni e senza sopperire con una forte attitudine, che spesso è parte integrate di una band black metal. Si deve attendere “From The Dead”, altro pezzo che paga un certo tributo agli Immortal, sia nel riffing che nella linea vocale, ma che riporta Ingar e soci su un alto livello. Si chiude con “The Day Before She Died”, altro pezzo abbastanza debole e con un lungo (ed un po’ fuori luogo) arpeggio di chitarra che chiude track e disco. In conclusione: due ottimi pezzi, uno molto buono e, per il resto, poco di interessante anche se nulla è mai fuori posto; un po’ pochino, visti il prezzo dei dischi e le legioni di band black metal che invadono di infernali release il mercato underground.