6.5
- Band: CREST OF DARKNESS
- Durata: 00:44:18
- Disponibile dal: 18/10/2024
- Etichetta:
- My Kingdom Music
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Ci sono band che, pur con carriera parecchio lunga, non sono mai riuscite a fare quel salto che ci si aspetterebbe da chi è sulle scene da svariati decenni: e no, spesso non è una questione di sfortuna, né tanto meno del ‘trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato’, quanto piuttosto di un’incapacità di tenere livelli qualitativi costanti (che sarebbe il problema minore) senza mai eccellere nei momenti più ispirati.
I norvegesi Crest Of Darkness sono senz’altro un buon esempio di questa impasse artistica che, dopo quasi trent’anni non sembra mai decollare, nonostante alcuni album assolutamente interessanti.
Nati da una costola dei sempre troppo sottovalutati Conception, la band di Gjøvik ha prodotto verso la fine degli anni novanta tre album che avevano catturato l’attenzione di molti, grazie al lavoro della Listenable Records e ad un mix abbastanza originale e istrionico di black sinfonico e influenze più progressive, per poi cadere in una spirale di uscite non proprio felici che hanno rischiato di relegare la band nel dimenticatoio.
Fortunatamente negli ultimi dieci anni Ingar Amlien, fondatore e autore della maggior parte dei brani, sembra essere tornato ai fasti degli inizi grazie a tre lavori di indubbia qualità e ispirati. A distanza di cinque anni dall’ottimo “The God Of Flesh” i norvegesi si ripresentano a noi con un lavoro che è sulla carta il più oscuro ed estremo di tutta la loro carriera.
Le coordinate del suono dei Crest Of Darkness rimangono quelle di un metal sempre in bilico tra black e death, con qualche idea al di fuori dell’ordinario: nulla per cui gridare al miracolo ma, in mezzo a richiami ai Rotting Christ della traccia di apertura “My Ghost” e al progressive della schizofrenica “Infected”, si incappa in veri e propri sprazzi di genio come “Sacrificed To The Sun”, un brano in cui la tromba del jazzista Roy Nikolaisen, svolge il ruolo da protagonista in maniera assolutamente perfetta, mentre una sinistra voce in reverse mantiene l’atmosfera su tonalità nere, nonostante un solo di tastiere dal sapore progressive vecchia scuola.
Più violenta ma altrettanto istrionica “The Awakening”, la quale tra riff death metal e ritmiche sostenute ha il tempo di regalare un delizioso intermezzo psichedelico e quasi jazzistico in cui è di nuovo la tromba a fare capolino. Purtroppo la band non sembra mai osare appieno e spesso si perde in momenti interessanti ma un po’ troppo scolastici come “Call Of The Moon”, “The Ultimate Truth” o la furiosa “Satanic”, in bilico tra la vecchia scuola scandinava e monolitici breakdown un po’ datati, impreziositi da solistiche eleganti e un uso della voce decisamente disturbante. La produzione dal canto suo fa il suo lavoro, riuscendo a rendere giustizia ai vari strumenti sebbene la batteria, per quanto suonata, risulti a volte un po’ sintetica e fredda.
“My Ghost” è un disco che vive di bianchi e neri (in tal senso la copertina è assolutamente a tema) ma che non ha mai il coraggio di osare appieno, ed è un vero peccato perchè le idee originali e alcuni spunti geniali ci sono eccome, ma rimangono all’ombra di un generale senso di comfort che rischia di relegare i Crest Of Darkness in un pericoloso limbo, senza rendere per nulla giustizia alle loro potenzialità.