7.5
- Band: CRIMFALL
- Durata: 00:46:49
- Disponibile dal: 25/08/2017
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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I Crimfall si sono messi in evidenza in passato con due album interessanti, “As The Path Unfolds…” e “The Writ Of Sword”, due dischi nei quali la band proponeva uno stile in grado di mescolare elementi folk/viking con sonorità power-symphonic e gothic/death. Insomma, un mix certamente di non facile definizione, che trova un seguito, dopo ben sei anni di attesa, nel terzo album del gruppo finlandese, intitolato “Amain”. Lo stile dei Crimfall non si distacca particolarmente, nonostante la maggiore distanza temporale, dai lavori precedenti, ma trova anzi una sua più compiuta definizione. Cori imponenti e orchestrazioni sono dunque perfettamente accostati al lato più aggressivo della band, così come voci in chiaro (sia maschili che femminili) si alternano con il cantato estremo di Mikko Hakkinen. Come sempre, molto brava è però anche la singer Helena Haaparanta, quanto mai versatile e in grado di trovarsi perfettamente a suo agio in qualsiasi contesto. La tracklist rappresenta dunque un continuo susseguirsi di suoni, emozioni e suggestioni, che i Crimfall riescono a trasmettere nel corso dei propri brani: il loro punto di forza appare, anzi, a ben guardare, rappresentato più che da una vera e propria originalità, dalla loro forza espressiva e dalla loro capacità di saper combinare sapientemente i diversi elementi che compongono il proprio sound. Gli highlight del disco, in tal senso, potrebbero essere a nostro avviso brani come “The Last Of Stands” e “Until Falls The Rain”, davvero ben riusciti e rappresentativi della musica dei Crimfall. Apprezzabile senz’altro anche “Ten Winters Apart”, una suite suddivisa in quattro parti, dalle atmosfere e dai ritmi cangianti. La band utilizza invece sonorità decisamente orientaleggianti in “Mother Of Unbelievers”, inserendole con grande efficacia nel proprio sound tendenzialmente più ‘nordico’; degno di menzione, inoltre, anche un pezzo tutto in crescendo come “It’s A Long Road”. A conti fatti, “Amain” riesce a non essere poi così prevedibile e scontato come si sarebbe potuto pensare dopo aver ascoltato i primi due album della band, risultando invece un disco meritevole, ulteriormente valorizzato da un’attenta cura per gli arrangiamenti e da una buona produzione.